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Perché Giorgio Armani S.p.A. è stata sanzionata per 3,5 milioni di euro: i motivi

Giorgio Armani S.p.A. è stata sanzionata per 3,5 milioni di euro dall’Antitrust per aver condotto una “pratica commerciale ingannevole” da aprile 2022 fino a febbraio 2025. Ecco tutti i motivi: dalle dichiarazioni etiche non corrispondenti alla realtà allo sfruttamento dei lavoratori.
A cura di Giulia Ghirardi
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Maxi sanzione da 3,5 milioni di euro. Così l'Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha multato Giorgio Armani S.p.A. per "pratica commerciale ingannevole", attuata da aprile 2022 fino a febbraio 2025. Il motivo? Secondo l'Autorità garante la società avrebbe utilizzato il tema della sostenibilità come mero strumento di marketing per spingere all'acquisito il consumatore e, allo stesso tempo, non avrebbe saputo tutelare la salute e la sicurezza dei propri lavoratori.

La sostenibilità utilizzata come strumento di marketing

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, infatti, il Giorgio Armani S.p.A. avrebbe diffuso dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale che non corrispondevano alla realtà della sua filiera produttiva, inducendo in errore i consumatori. Tali dichiarazioni, pubblicate principalmente sul sito "Armani Values" e in altri documenti come il "Codice Etico", legavano i prodotti dell'azienda a valori di etica e responsabilità, definendoli come parte integrante dello "stile Armani".

Dall’attività istruttoria dell'Autorità Garante è, infatti, emerso, che la società avrebbe enfatizzato la propria attenzione alla sostenibilità – in particolare alla responsabilità sociale, anche nei confronti dei lavoratori e della loro sicurezza – che è, però, in breve tempo diventata uno strumento di marketing utilizzato per rispondere alle crescenti aspettative dei consumatori. Del resto, lo dimostrano alcuni documenti acquisiti nel corso delle ispezioni, da cui emerge con evidenza "l’obiettivo di aumentare la percezione positiva del brand dal punto di vista della sostenibilità", ha spiegato l'Antitrust. Con l'intenzione di "portare il cliente a fare acquisti consapevoli anche dei valori veicolati attraverso i nostri prodotti”.

Salari insufficienti, orari di lavoro eccessivi e condizioni igienico-sanitarie non adeguate

Dall'atro lato, l'indagine dell'Autorità Garante ha rivelato che Giorgio Armani S.p.A. aveva esternalizzato gran parte della propria produzione di borse e accessori in pelle a fornitori che, a loro volta, si sarebbero avvalsi di subfornitori che sfruttavano la manodopera con salari insufficienti, orari di lavoro eccessivi (circa 10-14 ore al giorno) e scarse condizioni igieniche e di sicurezza.

In più, è stato scoperto che in questi luoghi in diversi casi ai macchinari "erano stati rimossi i dispositivi di sicurezza per aumentarne la capacità produttiva", ha riferito ancora l'Antitrust. Così sarebbe stata messa in pericolo "la sicurezza e la salute dei lavoratori" costretti a lavorare con "condizioni igienico-sanitarie non adeguate, impiegati totalmente o parzialmente in nero" in ambienti lavorativi "al limite dell’accettabilità" o, nei casi peggiori, tali da suscitare "forti perplessità sulla loro adeguatezza e salubrità".

Dunque, secondo l'Antitrust, esisterebbe una "evidente" lesione dei "diritti e della salute dei lavoratori" che non corrisponderebbe "al tenore delle dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale diffuse da Giorgio Armani S.p.A." che, per tutti questi motivi, è stata multata con la maxi sanzione da 3,5 milioni di euro.

La risposta di Giorgio Armani S.p.A.: "Faremo ricorso"

"Giorgio Armani S.p.A. accoglie con amarezza e stupore la decisione dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato", ha fatto sapere la società in una nota ufficiale specificando l'intenzione di voler impugnare la sanzione davanti al Tar della Lombardia perché certa "di aver sempre operato con la massima correttezza e trasparenza nei riguardi dei consumatori, del mercato e degli stakeholder, così come dimostrato dalla storia del Gruppo".

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