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Oltre 100 posti di lavoro a rischio alla Canepa, storica azienda tessile verso la chiusura: cosa succede

Questa mattina, martedì 11 novembre, è stato organizzato un presidio davanti ai cancelli della Canepa, storica azienda tessile a San Fermo della Battaglia (Como), per manifestare contro la liquidazione della società che metterebbe a rischio oltre 100 posti di lavoro: cosa sta succedendo.
A cura di Giulia Ghirardi
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Presidio davanti all’azienda Canepa
Presidio davanti all’azienda Canepa

A rischio 100 dei 150 dipendenti attuali. Per questo motivo, questa mattina, martedì 11 novembre, è stato organizzato un presidio dai lavoratori davanti ai cancelli della Canepa, storica azienda tessile del distretto lariano, a San Fermo della Battaglia (Como), per manifestare contro la decisione della proprietà di avviare la messa in liquidazione della società.

Cosa succede alla Canepa

Secondo le prime stime, almeno 100 dei 150 posti di lavoro attualmente presenti sarebbero a rischio, mentre per i restanti 50 si prospetta la possibilità di una continuità produttiva attraverso la creazione di una Newco, una nuova società che dovrebbe rilevare parte delle attività della Canepa. Sull’operazione, tuttavia, regna ancora l’incertezza: i sindacati riferiscono di una trattativa in corso con un’azienda definita "top player del settore tessile", di cui, però, non è stato reso noto il nome.

Nel frattempo, l’amministratore delegato dell'azienda, Alfredo Caneparo, ha incontrato i rappresentanti sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl dei Laghi e Uiltec Uil Insubria per un confronto sulle prospettive dell’azienda e sulle motivazioni che hanno portato alla decisione di liquidare la società. La dirigenza ha attribuito la scelta al "negativo andamento dei risultati economici in un quadro generale di mercato molto critico", sottolineando le difficoltà strutturali che il settore tessile sta attraversando a livello nazionale e internazionale.

Una spiegazione che, però, non ha convinto i lavoratori né le sigle sindacali. In una nota congiunta, i delegati hanno, infatti, espresso forte perplessità e indignazione, definendo le motivazioni fornite "fragili e contraddittorie". "Non rispondono in modo credibile ai tanti interrogativi aperti", hanno scritto. "La nostra preoccupazione non riguarda soltanto gli oltre 100 posti di lavoro a rischio, ma anche i circa 50 lavoratori che resterebbero in attività, poiché oggi manca del tutto un piano industriale, sia a breve che a lungo termine, capace di garantire una prospettiva reale di continuità produttiva e occupazionale".

La speranza ora è che la trattativa con il potenziale acquirente possa concretizzarsi in tempi rapidi, garantendo una soluzione che salvaguardi l’occupazione e la continuità produttiva. Nel frattempo, i sindacati hanno annunciato che la mobilitazione continuerà nei prossimi giorni, fino a quando non saranno forniti chiarimenti più precisi sul futuro dell’azienda e dei suoi lavoratori.

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