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‘Ndrangheta, sequestri in 4 società lombarde: indagato imprenditore milanese per riciclaggio

La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria e Milano ha eseguito sequestri preventivi d’urgenza per otto aziende, tra cui tre società di Milano e una di Vimercate, in provincia di Monza. Tra Lombardia e Calabria i sequestri ammontano a 13 milioni di euro, sette invece in tutto gli indagati tra cui anche un imprenditore milanese: gestivano un’articolata attività di riciclaggio tra Italia e l’estero. Tre degli indagati erano già finiti a giudizio per associazione a delinquere aggravata dalle finalità mafiose.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
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Ci sono anche tre società di Milano e una di Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, tra le otto aziende che alle prime ore dell'alba di giovedì 15 ottobre sono state destinatarie di un sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla Procura di Reggio Calabria. In tutto i beni sequestrati tra la Calabria e la Lombardia ammontano a 13 milioni di euro, mentre gli indagati dell'inchiesta condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria sono sette, tra cui anche un imprenditore di Milano. Secondo gli inquirenti, i sette gestivano un'articolata attività di riciclaggio di denaro proveniente da guadagni illeciti.

Gli indagati trasferivano capitali anche all'estero

Le misure cautelari di questa mattina sono il prosieguo delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Stefano Musolino e il coordinamento del procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri, che avevano portato a una prima operazione antimafia grazie alla quale tre degli indagati erano già finiti a giudizio per associazione a delinquere aggravata dalle finalità mafiose. Seguendo poi il flusso dei capitali gli inquirenti sono riusciti a scoprite il sistema fraudolento. Parte del denaro riciclato era finito anche all'estero. Nel dettaglio, il sistema, noto come metodo "frodi carosello", si concentrava sulla frode dell'Iva infracomunitaria: occultando l'immissione dei capitali illeciti. Non solo, gli indagati operavano come una società di servizi: protagonista importante del sistema di riciclaggio era l'imprenditore milanese che riceveva numerosi bonifici a titolo di pagamenti di transazioni commerciali risultate fittizie.

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