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Milano tra le città più care per i costi Imu sulle seconde case: si paga quasi 3mila euro

I dati emergono da uno studio del servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil.
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Milano è la seconda città, dopo Roma, tra le più care d'Italia per i costi Imu sulle seconde case. Al terzo posto Venezia e a seguire Torino, Firenze, Siena, Bologna, Padova, Verona e Salerno. A rivelarlo uno studio del servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil, diretto dal segretario confederale, Santo Biondo. Secondo quanto emerge a  Milano si pagherebbe una tassa pari a 1.479 euro per quanto riguarda il saldo Imu al 16 dicembre e 2.957 euro per il costo totale annuo Imu in confronto alla media nazionale rispettivamente pari a 488 e 977 euro.

Milano invece è terza nella lista delle città con i costi Imu più cari sull'abitazione principale di lusso. Al primo posto Venezia e al secondo Roma. I dati di Milano, in questo caso, sono pari a 1.388 euro saldo Imu al 16 dicembre e 2.777 euro per il costo totale annuo Imu in confronto alla media nazionale rispettivamente pari a 458 e 915 euro.

Come spiega la Uil nel report diffuso, ai fini della ricerca, facendo riferimento agli estimi catastali di ogni provincia, è stata calcolata la rendita media degli immobili per cui è dovuta l’Imu. Fatta questa elaborazione tale rendita media è stata rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente di riferimento. A questo valore, poi, sono state applicate le aliquote estrapolate dalle delibere comunali pubblicate, entro il 28 ottobre, sul sito del Dipartimento delle Finanze.

Uil precisa inoltre che, in Italia, l'imposta municipale propria non è dovuta sull'abitazione principale (a meno che non rientri tra le abitazioni di lusso delle categorie A/1, A/8 o A/9), ma su seconde case, immobili commerciali, aree edificabili e terreni agricoli. Sono equiparate alle prime case anche altre categorie specifiche come le case popolari, gli immobili delle cooperative edilizie a proprietà indivisa e adibiti ad abitazione principale dei soci assegnatari e i fabbricati utilizzati come alloggi sociali.

Stando ai dati dell’Agenzia delle Entrate del 2020, sono oltre 26,1 milioni i proprietari che versano l’Imu: per il 41% sono lavoratrici e lavoratori dipendenti e pensionati. Il gettito complessivo annuo è di 19,4 miliardi di euro.

“I dati restituiscono il quadro iniquo di una vera e propria “lotteria fiscale”, derivante da valori obsoleti, e un mosaico di aliquote locali che alimentano ingiustizie e disuguaglianze. Servono valori che rispecchino il mercato, con verifiche periodiche e criteri omogenei su tutto il territorio nazionale" ha spiegato Biondo. "La revisione, poi – continua Biondo – dovrebbe essere a gettito complessivo invariato: si aggiornano le basi imponibili, si abbassa l’aliquota di riferimento e si correggono le storture, senza gravare su chi già paga il giusto. Urge, quindi, maggiore progressività: chi possiede patrimoni immobiliari di alto valore, case di lusso o immobili lasciati vuoti deve contribuire di più, mentre chi ha redditi medio-bassi, famiglie numerose o affitta a canone concordato deve beneficiare di sconti automatici e tutele certe". 

"Inoltre – ha precisato il sindacalista della Uil – non solo riteniamo intangibile l’esenzione sulla prima casa non di lusso, ma crediamo sia necessario uniformare le detrazioni comunali, per garantire pari trattamento ai cittadini con la stessa condizione economica, ovunque risiedano. Serve poi un regola nazionale chiara che definisca un range di aliquote entro cui i Comuni possano muoversi, con l’obbligo di spiegare pubblicamente ogni aumento. Meno discrezionalità e più responsabilità: se si alza l’aliquota, si deve dire con chiarezza per quali servizi e con quali risultati".

"Pertanto – ha conclude Biondo – proponiamo l’istituzione di una banca dati unificata (catasto, anagrafe, utenze e locazioni) come strumento essenziale per stanare le false pertinenze e gli immobili fittiziamente “inutilizzati”. Recuperare la base imponibile significa alleggerire chi oggi paga per tutti. Inoltre, occorre una strategia unitaria che deve comprendere IMU, canone concordato, rigenerazione urbana e social housing per garantire meno penalità sugli affitti calmierati e più incentivi per chi ristruttura e rimette sul mercato l’invenduto e lo sfitto".

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