Medicina senza test, una studentessa di Milano al primo anno: “5000 studenti per 500 posti, così è un’agonia”

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"In aula ci sono circa 5000 studenti, ma i posti disponibili sono soltanto 562. Non si può fare così l'università. È ridicolo ed è un'agonia per noi studenti iniziare senza avere certezza del proprio futuro. Tutto questo soltanto per voler studiare. Non mi stupisce che in Italia manchino medici se per diventarlo si deve vivere una tale sofferenza". A parlare è Laura (nome di fantasia), studentessa al primo anno di Medicina all'Università degli Studi di Milano, che ha raccontato a Fanpage.it l'inizio del cosiddetto "semestre aperto" voluto dal ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Riforma che, di fatto, ha abolito il test d'ingresso per accedere ai corsi e ha introdotto un nuovo modello basato sull'accesso libero, valutazioni in itinere e graduatoria finale. Un cambiamento che prometteva grandi miglioramenti, ma che, nella sostanza, non ha fatto altro che raccogliere il malcontento di migliaia di aspiranti medici.
"Le lezioni sono iniziate l'1 settembre. Abbiamo iniziato prima perché altrimenti non ci sarebbero state abbastanza aule per accogliere tutti gli studenti che sono molti più di quelli che effettivamente la facoltà potrebbe ospitare", ha spiegato ancora Laura a Fanpage.it. "In più, proprio perché non ci sono posti per tutti è stata introdotta la modalità di lezione a distanza per metà degli studenti". E non è finita qui perché "le lezioni dal 26 settembre fino al 10 novembre saranno lezioni asincrone, nient'altro che video registrati che seguiremo senza nessun tipo di interazione".
Scelte che non stupiscono più di tanto se si guarda ai numeri effettivi. "Al momento siamo divisi in 10 scaglioni composti da circa 450 studenti l'uno. Il rapporto professore-studente è 1 a 450", ha continuato Laura a Fanpage.it. "Non è difficile immaginare che in questa situazione i rapporti umani si annullino completamente e gli studenti smettono di essere persone, esseri umani, e sono ridotti a meri numeri di matricola. Studiare così è davvero invalidante e destabilizzante".
A questo, poi, si aggiungono le difficoltà tecniche. "Ascoltare le lezioni a distanza è difficilissimo: non si sente l'audio, c'è rumore, difficilmente si riesce a intervenire nonostante la buona volontà dei professori perché siamo troppi", ha rincarato ancora Laura sulla questione. "Per non parlare della richiesta di colloqui che non è minimamente sostenibile per i professori".
Tutto questo in un clima di generale incertezza. Al termine del "semestre aperto" tutti gli studenti dovranno, infatti, affrontare prove di profitto nazionali. La graduatoria si baserà sull'esito di tre prove e determinerà chi potrà accedere al secondo semestre del corso di laurea in Medicina, Odontoiatria o Veterinaria: soltanto chi risulterà ammesso potrà proseguire regolarmente il percorso di studi, tutti gli altri dovranno ricorrere a un piano B. "Questo non ci permette di frequentare le lezioni serenamente perché sappiamo che tra qualche mese potremmo dover dire addio a tutto questo. In più, si è creato un clima di competizione tra gli studenti che non è sano. Il risultato sono classi che non diventeranno mai tali perché se non si è tra i più bravi non ci sarà posto. C'è chi vende appunti di una lezione a 70 euro e chi si volta dall'altra parte pur di darti una mano", ha commentato Laura a Fanpage.it. "Questa riforma non ha senso, il sistema è cambiato in peggio".
E questo è solo l'inizio. "Dopo il test, se passato, si viene ricollocati ipoteticamente in qualsiasi ateneo d'Italia e lì inizia una nuova agonia fatta di incertezze e difficoltà. Tutto questo soltanto per voler studiare per diventare medici. Non mi stupisce che in Italia manchino figure professionali di questo tipo se diventarlo è una tale sofferenza", ha concluso Laura a Fanpage.it. "Avremmo soltanto voluto iniziare il nostro percorso universitario come tutti gli altri: in aule dove tutto funziona, con lezioni in presenza che iniziano in orario, nella sede di Medicina dove poter incontrare e conoscere studenti degli anni più grandi. Invece siamo stati ghettizzati e trattati come cavie di un sistema che non fa altro che penalizzarci".