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Manager violentata in un bar a Milano e licenziata: “È ancora turbata, sta riprendendo in mano la sua vita”

Dopo la condanna in Appello del 23enne imputato per la violenza di gruppo e la chiusura della vertenza sul licenziamento, avvenuto a seguito dei fatti, parlano gli avvocati, penalista e civilista, della manager 32enne.
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"Sono soddisfatto, è stata fatta una lettura corretta delle carte. Ma per vedere la fine del processo i tempi sono ancora lunghi perché bisogna attendere 90 giorni per le motivazioni della sentenza più altri 45 giorni per permettere alle controparti di fare ricorso in Cassazione.  Ci vogliono ancora almeno quattro mesi e mezzo solo per queste pratiche. Poi la Cassazione fisserà l'udienza, a cui seguirà la discussione. Quindi prima di un anno non ci sarà alcun giudizio in Cassazione. Nel frattempo invece avremo già la sentenza in primo grado sugli altri due coimputati" così l‘avvocato penalista Fabrizio Bernardi, del Foro di Torino, difensore della manager 32enne,  vittima di una violenza di gruppo, avvenuta in un bar sui Navigli a Milano a marzo 2023, commenta a Fanpage.it la condanna in Appello, a 3 anni e 7 mesi, a carico di un 23enne imputato per violenza sessuale. Oltre a lui sono indagati anche due 27enni, titolari del locale, che stanno affrontando il processo con rito ordinario. 

Nella giornata di lunedì 1 dicembre infatti la Prima sezione della Corte d'Appello di Milano ha stabilito la condanna al 23enne, andando di fatto a confermare quanto emerso nel corso delle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunta Letizia Mannella. Come aveva scritto la gup Sofia Fioretta nella sentenza di primo grado, celebrato con rito abbreviato, "è certo" che nel corso della nottata, la 32enne non era "assolutamente in grado di esprimere un valido consenso", perché "stava molto male a causa dell'alcol ingerito", era in condizioni tali "da non comprendere quello che stava facendo". Al contrario, il 23enne sarebbe stato "pienamente consapevole di tale circostanza".

"La mia assistita non è mai venuta al processo, non se la sente di rivivere certi momenti dolorosi attraverso la presenza al processo. Sta affrontando tutto con grande apprensione. Tuttavia, nonostante il periodo difficile, sta cercando di tornare a vivere una vita normale, come è giusto per una ragazza di 30 anni. Certo, non è facile dimenticare, almeno finché c'è il processo in corso, ma sta facendo di tutto per riprendere in mano la sua vita", spiega ancora l'avvocato Bernardi.

Intanto, mentre procede il processo penale, se ne è appena concluso un altro, sul piano civile, che ha visto la manager 32enne affrontare il licenziamento subito dall'azienda, un multinazionale olandese con sede alle porte di Milano, per cui lavorava all'epoca dei fatti. La manager sarebbe stata licenziata per “inadeguato mantenimento di profittabilità”, secondo quanto si apprende. In questo caso l'altro suo legale di parte civile, l’avvocato Alexander Boraso, aveva impugnato il licenziamento "per ingiustificato motivo oggettivo" e proprio in questi giorni grazie a un accordo conciliativo, si è conclusa la vertenza tra la manager e l'azienda.

"La vertenza si è conclusa con una conciliazione giudiziale davanti al Tribunale di Torino i cui contenuti sono secretati da un patto di riservatezza. La mia cliente ha ritenuto che le proposte fossero sufficientemente soddisfacenti per abbandonare il contenzioso. La mia assistita è ancora molto turbata, e finché questa vicenda non si chiuderà del tutto non sarà serena. Non è certo una passeggiata quello che sta affrontando" commenta l'avvocato Boraso a Fanpage.it. 

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