Lodi, la sala d’attesa del pronto soccorso è una tenda: pazienti esposti al caldo e alla pioggia

Dall'emergenza Coronavirus a quella per il pronto soccorso, con i pazienti costretti ad aspettare sotto una tenda, esposti a caldo e pioggia. Accade a Lodi, la cui provincia è stata il primo epicentro dell'epidemia di Coronavirus in Lombardia, a partire dal primo caso di Codogno. In termini di contagiati sul totale della popolazione il Lodigiano, con l'1,58 per cento, è la seconda provincia lombarda più colpita dietro quella di Cremona e prima di quella di Bergamo. In totale i contagiati (ufficiali) sono stati 3.633, i decessi 698. Insomma, durante i mesi più duri gli ospedali del territorio hanno sopportato un'enorme pressione in termini di pazienti e sono stati riconvertiti, come avvenuto anche altrove nella regione più colpita dal Covid-19, a curare quasi esclusivamente pazienti colpiti dal virus.
La situazione è cambiata, ma il sistema sanitario non si è adeguato
Oggi, però, la situazione epidemiologica è cambiata anche a Lodi: ieri in tutta la provincia sono stati registrati solo due casi positivi al Coronavirus e negli ultimi giorni 10 giorni i casi totali sono stati sei. Da settimane il trend si è invertito e, almeno a livello ospedaliero, l'emergenza Coronavirus sembra essere stata contenuta. Ma il sistema sanitario lodigiano non sembra ancora essersi adattato a questo cambiamento, che comporta adesso esigenze diverse da parte dei pazienti. A oltre 5 mesi dallo scoppio della pandemia c'è un'immagine che simboleggia lo stato della sanità sul territorio, quella sanità che la Regione Lombardia dovrebbe potenziare anche in vista di una possibile "seconda ondata": è la sala d'attesa del pronto soccorso di Lodi. Una tenda, senza pareti a proteggere i pazienti sia dal caldo intenso di questi giorni, sia dagli altrettanti intensi nubifragi che si sono abbattuti negli ultimi giorni sul Lodigiano e altre zone della Lombardia.
Le denunce sul pronto soccorso online: tanti i disagi per i cittadini
A denunciare lo stato in cui versa il pronto soccorso dell'ospedale Maggiore di Lodi sono stati diversi cittadini su un gruppo social, dove ci sono anche diverse testimonianze dei disagi che i pazienti sono stati costretti a subire. Nella foto che Fanpage.it pubblica si vedono due persone con i cappotti e i k-way seduti solo su alcune delle sedie disponibili "perché sotto le altre – racconta una fonte che si sta occupando dei problemi della sanità lodigiana – si vedono chiaramente delle pozzanghere: se infatti piove a vento quella tenda montata non protegge nessuno dalle intemperie". La tenda è, secondo l'Azienda socio sanitaria territoriale di Lodi, una soluzione temporanea in attesa che finiscano i lavori di ristrutturazione e ampliamento dell'ospedale. È stata montata lo scorso 22 luglio, ma già da prima i pazienti, per via delle norme legate al Covid, aspettavano all'aperto. "Nessuno vuole muovere critiche sterili, ma almeno non si poteva pensare a un gazebo fatto bene, con il necessario passaggio dell'aria ma protezioni per le persone che si recano al pronto soccorso, che non ci vanno certo per divertimento?", prosegue la fonte. "È da marzo che si sapeva dei lavori di adeguamento dell'ospedale, qui nel Lodigiano il picco si è registrato ai primi di aprile eppure si è aspettato finora per iniziare i lavori. La Asst, comunque, poteva prendere tutte le decisioni che voleva, ma sta di fatto che Lodi è l'unico posto in cui la gente aspetta fuori".
Il consigliere del M5s Casiraghi: È questa l'eccellenza lombarda?
Anche il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, Massimo Casiraghi, ha ripreso la foto in questione, denunciando su Facebook: "È questa l'eccellenza lombarda? Oppure sono i medici e gli infermieri le nostre eccellenze, costretti anche loro a subire l'incapacità della politica regionale?". A Fanpage.it il consigliere pentastellato spiega: "Con la fine del lockdown sono ricominciati gli accessi non Covid al pronto soccorso. All'ospedale di Lodi c'è stata una divisione tra un pronto soccorso ‘sporco', per pazienti positivi, e uno ‘pulito', Covid-free. È stato un delirio fin dall'inizio, ma adesso si è toccato il fondo: una decina di giorni fa una persona in attesa sotto la tenda è collassata per il gran caldo".
Nessuno dei sindaci del territorio denuncia questa grave situazione
Il punto centrale che il consigliere Casiraghi e anche altre fonti denunciano è però la lentezza del sistema nel rispondere alle nuove esigenze del territorio. Il pronto soccorso Covid ormai è inutilizzato, tanto che Lodi, stando a indiscrezioni, non sarà più un hub per il Covid: i pazienti positivi verranno mandati da Lodi al Policlinico San Matteo di Pavia e da Codogno all'ospedale di Cremona. Il sistema però fatica ad adeguarsi alla nuova situazione: "Lodi aveva riconvertito tutto durante la pandemia per gestire il Covid, ma adesso perché non si può ripristinare tutto?", spiega la fonte a Fanpage.it. Il problema non riguarda solo il pronto soccorso "pulito" con la sua indecente sala d'aspetto, ma anche le tante prestazioni ambulatoriali che sono bloccate dall'inizio della pandemia o la scarsità di medici e infermieri costretti in alcuni casi, come a Codogno, a turni massacranti, e che anche per questo stanno abbandonando in gran numero il territorio verso condizioni lavorative migliori. "Eppure nessuno dei sindaci del territorio sta denunciando questa grave situazione – conclude la nostra fonte -: non si vuole buttare tutto in politica, però certo colpisce che siano per lo più sindaci leghisti". Ossia dello stesso colore politico della giunta regionale lombarda.