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L’app del ministero della Giustizia non funziona: il Tribunale di Milano torna alla carta per migliaia di casi

L’app voluta dal ministro Carlo Nordio che avrebbe dovuto velocizzare l’archiviazione di migliaia di fascicoli ha un bug che la fa bloccare. Perciò il procuratore capo di Milano, Marcello Viola, ha disposto il ritorno al cartaceo almeno fino al 29 marzo.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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C'è un bug nell'applicazione governativa ‘APP' voluta dal ministero della Giustizia che non permette una "celere redazione delle richieste di archiviazione di un rilevante numero di procedimenti". Si tratta dei fascicoli il cui titolo di reato è a ‘modello 44', ovvero imputato a un autore ignoto e per il quale non c'è speranza di risalire in alcun modo. I magistrati della Procura di Milano erano stati invitati a presentare in massa richieste di archiviazione per questo tipo di casi che, di fatto, rallentano il lavoro loro e del Tribunale, ma l'app che avrebbe dovuto agevolare questo lavoro in realtà lo sta ostacolando. Per questo motivo, il procuratore capo Marcello Viola ha firmato una direttiva con la quale "dispone la sospensione dell’utilizzo dell’applicativo ‘APP' a partire dal 22 marzo 2024 e fino al 29 marzo 2024", consentendo invece "la redazione e il deposito con modalità analogiche (cartaceo)".

I fascicoli accumulati negli uffici dei magistrati

I fascicoli a ‘modello 44', in gergo di Procura, sono chiamati ad "autore ignotissimo" o "ignoto seriale". Si tratta, quindi, di casi che riguardano ignoti veri, autori di reati che non saranno mai rintracciati in alcun modo. Fascicoli senza speranza, destinati all'archivio. Tuttavia, anche questi devono svolgere tutto l'iter giudiziario previsto.

Perciò, il pm titolare del fascicolo deve presentare richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari, e questo deve approvarla. Faldoni come questi sono destinati ad accumularsi negli uffici dei magistrati, finendo con il rallentare l'operato sia loro che dei vari giudici.

Il problema con ‘APP'

Il ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, ha imposto così l'utilizzo dell'applicativo ‘APP' con l'intento di sbrigare in digitale le pratiche relative ai vari procedimenti penali. Si tratta di una digitalizzazione che rientra tra gli obiettivi fissati dalla legge Cartabia, richiesti dall'Europa e, almeno in parte, finanziati con i soldi del Pnrr.

Invece di agevolare il lavoro dei magistrati, ‘APP' si è rivelata un ostacolo. Come riportato da La Repubblica, una commissione tecnica milanese ha attestato che davanti a fascicoli a ‘modello 44' con autore di reato "ignoto seriale", l'applicativo si blocca, interrompendo il processo di smaltimento dei casi richiesto ai pm.

La direttiva firmata da Viola parla di "errori tecnici" che, però, impediscono di "procedere a una celere redazione delle richieste di archiviazione di un rilevante numero di procedimenti pendenti a mod. 44 di pronta definizione". Per questo motivo, almeno fino al 29 marzo l'utilizzo di ‘APP' è sospeso, e i magistrati dovranno tornare ai faldoni cartacei.

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