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Covid 19

La storia di Claudio, che ha sconfitto il Covid: “È come annegare, grazie ai medici del Policlinico”

Claudio il 9 ottobre inizia ad avere i primi sintomi del Covid-19 e dopo qualche giorno scopre di essere positivo al tampone. Viene ricoverato al Policlinico di Milano dove dopo undici giorni viene dimesso. Dopo la malattia e la paura, ha deciso di raccontare la sua storia e ringraziare i medici.
A cura di Ilaria Quattrone
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Claudio Delaini, il paziente del Policlinico ammalato di Covid (Fonte: Facebook)
Claudio Delaini, il paziente del Policlinico ammalato di Covid (Fonte: Facebook)
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Quella di Claudio è la storia di chi ce l'ha fatta: di chi il Covid-19 lo ha contratto, affrontato e superato. E proprio per questo, ha la voglia di raccontarsi, di ringraziare e soprattutto di invitare alla massima attenzione, in un momento in cui, ancora oggi, esistono persone che negano l'esistenza di questo nemico invisibile.

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I sintomi, il tampone e il ricovero

Claudio ha iniziato a star male venerdì 9 ottobre: "Inizio ad avere qualche linea di febbre – scrive sul suo profilo Facebook – che però sparisce lunedì". Dopo solo due giorni però la febbre torna e Claudio decide di chiamare subito il suo medico di base che gli prenota un tampone. Giovedì intanto un infermiere va a casa e lo sottopone a un tampone rapido che risulta però negativo: "Venerdì faccio il tampone e sabato scopro di essere positivo. Parlo con due medici, i quali mi chiedono di fare delle prove con il saturimetro e mi dicono di andare in ospedale".

La sensazione di annegare e le prime cure

Sabato sera, Claudio prepara la sua borsa consapevole che si sarebbe fermato in ospedale: "Non stavo però ancora male. Durante la notte in pronto soccorso, mentre sono in bagno, ho la mia prima crisi respiratoria". La sensazione è quella di annegare: "Non lo auguro a nessuno". Claudio viene quindi ricoverato in un reparto Covid al Policlinico di Milano. Il reparto è nuovo e l'ingegnere è tra i primi pazienti: "In poche ore l'area si riempie. Mi mettono il casco e iniziano a cercare delle cure specifiche per me". Ogni ora i medici e gli infermieri andavano a visitarlo, vestiti "da puffi" e intenzionati a guarirlo.

Dopo 11 giorni, Claudio è guarito e viene dimesso dall'ospedale

"Non dimenticherò mai il periodo di tempo passato lì. Non lo dimenticherò e non lo auguro a nessuno", scrive ancora Claudio che definisce i medici, gli infermieri e tutti gli operatori degli angeli: "Li ringrazierò sempre. Hanno una determinazione e una preparazione incredibile. Non hanno lasciato stare nessun particolare. Non conosco tutti i loro nomi ma spero che i miei ringraziamenti gli arrivino". Claudio dopo undici giorni ce l'ha fatta. È tornato a casa e ha riabbracciato la sua famiglia che – come scrive a conclusione del post – senza ospedale non avrebbe visto: "Non sono stato intubato, ma ho rischiato di esserlo".

Post di Ringraziamento ed Encomio al Policlinico di Milano – Padiglione Guardia secondo piano – Reparto Covid

La mia storia più o meno si può riassumere così.

Venerdi 9 sera inizio ad avere qualche linea di febbre che sparisce lunedì. Mercoledi torna e chiamo il medico di base che mi prenota un tampone venerdi. Giovedì faccio venire un infermiere a casa per farmi fare un test rapido pungidito dove risulto negativo.

Sintomi: solo una leggera febbre che va e viene e inappetenza.

Venerdi faccio il tampone e sabato scopro di essere positivo. Maria Serena mi fa parlare con due medici che mi fanno fare delle prove col saturimetro e mi dicono di andare in ospedale.

Cosa mi fanno fare:
Mi chiedono la saturazione a riposo e camminando.
Per fortuna in casa avevamo il saturimetro.
Io saturavo 93 a riposo e 88 camminando.
Compra un Saturimetro.

Sabato sera vado in ospedale con la la borsa sapendo che forse mi fermo, ma non sto ancora male.

Durante la notte in pronto soccorso mentre sono in bagno ho la mia prima crisi respiratoria. Bagno di sudore e sensazione di annegare. Non lo auguro a nessuno.

Ringrazio il cielo che sono già in ospedale, ringrazierò sempre gli angeli che mi ci hanno mandato.

Mi ricoverano in un reparto nuovo appena dedicato al covid. Siamo i primi pazienti e il reparto si riempie in poche ore.

Mi mettono il casco che vedi in foto e iniziano a cercare la cura specifica per me. Ognuno di noi ha avuto la sua cura. Ogni ora venivano in gruppo vestiti da Puffi e facevano delle prove fino a che non mi hanno fatto una puntura intramuscolare sulla gamba sinistra da cui dopo ho iniziato a guarire.

Ma il periodo di tempo in cui mi hanno messo il casco e quella benedetta iniezione mi hanno marchiato per sempre.
Non lo dimenticherò mai e non lo auguro a nessuno.

11 giorni per salvarmi e ci sono riusciti con una cura, una determinazione ed una preparazione incredibili. Non hanno lasciato stare nessun particolare. Non so i nomi di tutte le persone, ma spero che arrivi loro notizia di questo mio post.

Manderò lettera di encomio anche all’ospedale, ma voglio far sapere a tutti quanto sono grato loro.

Ps
Senza ospedale sarei morto, non sono stato intubato ma ho rischiato di esserlo.

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