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La storia di BəTeam, la prima squadra di calcio per persone transgender a Milano: “Un luogo dove essere se stessi”

BəTeam è una squadra di calcio che sta rivoluzionando il concetto dello sport tradizionale, promuovendo inclusione e uguaglianza di genere. Alcune persone che ne fanno parte hanno raccontato le loro esperienze a Fanpage.it.
A cura di Giulia Ghirardi
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BəTeam
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BəTeam non è solo una squadra di calcio, ma un progetto che vuole superare le convenzioni del calcio tradizionale, promuovendo inclusione e uguaglianza di genere. Nata all’interno dell’associazione Open Milano Calcio, BəTeam è il risultato di un percorso che ha visto crescere un gruppo di persone impegnate a rompere le barriere del machismo e delle rigide categorie di genere che esistono nel mondo dello sport.

"È un luogo dove potersi riconoscere, dove potersi sentirsi validi, che insegna a portare questa consapevolezza nella propria quotidianità", ha commentato a Fanpage.it Spy, membro della squadra. "Spesso ci si sente sbagliati, grazie alla squadra ho capito che non era vero, che non si è sbagliati, è il mondo che è fatto in un modo che fa sentire tali", ha aggiunto Jules che, insieme a Davide Bombini, presidente dell'associazione, ha deciso di raccontare la storia di BəTeam a Fanpage.it.

BəTeam
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La nascita di BəTeam

La sua storia inizia nel 2019, con la creazione della Polisportiva Open Milano, un’associazione sportiva nata con l’obiettivo di abbattere le barriere nel mondo sportivo. Inizialmente, "il gruppo era composto da atleti omosessuali, bisessuali e uomini etero stanchi del machismo del calcio tradizionale", ha esordito Davide Bombini, presidente dell'associazione a Fanpage.it. "È stata un'attivista transgender che, nel 2023, ha segnalato che la comunità LGBTQIA+ non era pienamente rappresentata nel progetto".

Così, "abbiamo deciso di coinvolgere Acet (Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere) per capire come aprire le nostre attività anche alle persone transgender che sono le più escluse nel mondo dello sport". Questa collaborazione ha quindi portato alla nascita di AceTeam che nel 2024 è diventata BəTeam, un progetto rivolto specificamente alle persone transgender, aperto a chiunque si senta escluso dal calcio tradizionale per motivi legati all’identità di genere.

BəTeam, "un luogo dove poter essere se stessi"

Il nome BəTeam è un invito a "essere" se stessi senza paura di essere giudicati. Per questo viene usata la "schwa" (ə), che sostituisce la "e" tradizionale, per rimandare al linguaggio inclusivo utilizzato dai movimenti queer. "BəTeam non è solo una squadra di calcio, ma una comunità che dimostra che lo sport può essere diverso, rispettoso e accogliente", ha continuato a raccontare Davide a Fanpage.it.

BəTeam, però, non è inclusiva solo nella parole, ma anche nei fatti. "Il calcio tradizionale è molto genderizzato. A seconda di quello che dice il tuo documento, giochi un determinato torneo", ha spiegato il presidente dell'associazione. "Per proporre un'alternativa a questo mondo, abbiamo deciso di allenarci insieme, divisi per livello e non per genere".

BəTeam
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Al di là del risultato, infatti, il valore di BəTeam risiede proprio nel suo voler rivoluzionare il mondo dello sport. "Il messaggio è quello di dimostrare che è possibile fare le cose in un altro modo, perché si può fare", ha concluso Davide a Fanpage.it. "La polemica che ci viene rivolta è sempre quella del ‘come fate con gli uomini che sono molto più forti delle donne?'. Non importa, dividiamo chi gioca per livello. Sappiamo che nelle squadre miste ci sono delle persone più forti di altri, ma questo è vero a prescindere dal genere. È proprio qui il punto: servono meno etichette e più inclusione".

Le storie di Spy e Jules, membri della squadra

"Il primo giorno in BəTeam è stato speciale: mi sono ritrovato in uno spazio dove finalmente potevo essere chi sono, senza quei muri che di solito trovo al di fuori del campo", ha esordito a Fanpage.it Spy, attaccante transgender in BəTeam che per più di 10 anni ha praticato triathlon a livello agonistico. "Ho smesso quando ho cominciato ad avere difficoltà legate al fatto che non avessi ancora fatto coming out", ha continuato. "Mi sono messo in cerca di qualcosa di nuovo e ho trovato BəTeam". Spy ha ricordato anche il primo giorno nella squadra: "La cosa che mi ha colpito è che mi abbiano chiesto quali pronomi utilizzassi. Quella domanda mi ha fatto capire di essere nel posto giusto". E, infatti, durante i 3 anni passati con la squadra, BəTeam ha dato a Spy gli strumenti che gli servivano "non solo all'interno del campo, ma soprattutto al di fuori per affermarmi nella mia identità", ha concluso.

BəTeam
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Come Spy, anche Jules, 29 anni, ha vissuto un'esperienza simile. "Ho iniziato il percorso di ricerca della mia identità di genere un paio d'anni fa, seguito da una terapeuta. In quel momento ho cercato degli spazi dove poter incontrare altre persone che fossero simili a me. Così, attraverso Acet, ho scoperto BəTeam", ha iniziato a raccontare a Fanpage.it. "Da subito mi sono sentito accolto, ho trovato un luogo fatto per me. Questo mi ha anche dato il coraggio di fare coming out".

La rivoluzione di BəTeam è proprio qui: nell'essere un luogo dove potersi riconoscere, sentirsi validi e così riuscire a portare questa consapevolezza nella propria quotidianità. E nel farlo la squadra non lascia indietro nessuno: "Abbiamo incontrato tante persone che pur non conoscendo le problematiche che dobbiamo affrontare, parlando con noi hanno cominciato a porsi degli interrogativi. È stato bello vedere come i nostri avversari in campo, siano poi diventati alleati nella vita".

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