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Infermiera stalkerizzata da un paziente: “È arrivato a manomettere la frizione della mia moto”

Un’infermiera del pronto soccorso dell’ospedale di Circolo di Varese ha raccontato di quando un paziente aveva iniziato a stalkerizzarla. Di fronte al suo rifiuto, quell’uomo si sarebbe infuriato arrivando a manomettere la sua moto.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Un'infermiera del pronto soccorso dell'ospedale di Circolo di Varese ha raccontato in un'intervista al Corriere della Sera di alcuni episodi di violenza, verbale e fisica, che con il suo lavoro si ritrova costretta a fronteggiare quasi ogni giorno. In particolare, la 32enne ha ricordato di quando un uomo, malato psichiatrico, sentendosi respinto da lei è arrivato a manomettere la frizione della sua moto mettendola in grave pericolo.

I primi approcci con il paziente

L'infermiera Gabriella Compierchio ha conosciuto quell'uomo circa tre anni fa, quando ancora lavorava in un altro ospedale nella provincia di Varese. "Mi ha incrociato un giorno in pronto soccorso e da quel momento ha iniziato a seguirmi", ha iniziato a raccontare la 32enne. Si trattava di un paziente con problemi psichici che, forse attratto dall'infermiera, aveva imparato i suoi turni di lavoro.

A volte la 32enne si ritrovava sul sellino della motocicletta che usava per andare al lavoro alcune rose, perciò aveva capito che forse era meglio essere chiara con quell'uomo: "Ho cercato di dissuaderlo. È andato avanti per sei mesi, così sono stata costretta ad allontanarlo".

Gli episodi di violenza

Di fronte a quel rifiuto, però, si sarebbe verificato un continuo crescendo di violenza. "Era arrabbiato", ricorda ancora la 32enne, "è arrivato a manomettermi la frizione della moto, ho rischiato molto". In poco tempo la situazione sarebbe diventata ingestibile. "Ho deciso di denunciarlo. Il paziente si è infuriato ancora di più e si è precipitato in pronto soccorso cercandomi", racconta Compierchio.

Alla fine, quell'uomo è stato arrestato ed è finito in carcere. Ma non si sarebbe trattato dell'unico episodio di violenza che un'infermiera come lei si ritrova a dover gestire durante l'orario di lavoro: "Ho ricevuto minacce di morte, visto vetri andare in frantumi, fronteggiato parenti poco cordiali", spiega la 32enne, "cerchiamo di essere comprensivi, ma è impossibile mantenere sempre l'autocontrollo".

La violenza negli ospedali contro gli operatori sanitari non accenna a rallentare. Di certo, denunciare questi episodi aiuta a dare una dimensione al fenomeno, anche se non è sempre possibile rivolgersi alle autorità. "Magari la violenza avviene a inizio turno e non si ha il tempo di fermarsi e segnalarla", commenta Compierchio, "oppure si preferisce lasciarsi alle spalle l’accaduto. La denuncia è anche un momento di auto-analisi, non è cosa da pochi minuti".

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