In Lombardia arrivano oltre 200 infermieri dall’Uzbekistan, Agnoletto: “Scapperanno anche loro”

Entro ottobre arriveranno dall'Uzbekistan dieci infermieri che seguiranno un percorso di formazione all'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano. Si tratta della prima fase di un progetto di cooperazione che ha l'obiettivo di portare in Lombardia altri 210 operatori sanitari entro i primi mesi del 2026. "L'obiettivo è creare scambi stabili con l’Uzbekistan per formare professionisti capaci di rispondere ai bisogni della nostra sanità e al tempo stesso valorizzare le esperienze di crescita nei Paesi partner", ha dichiarato Guido Bertolaso, assessore al Welfare in Regione. Non è della stessa opinione Vittorio Agnoletto, esponente di Medicina Democratica e docente di Globalizzazione e Politica della Salute all'Università degli Studi di Milano: "È una follia", ha commentato a Fanpage.it, "in Italia mancano circa 80mila tra medici e infermieri e questa misura darà solo un minimo di respiro in un tempo brevissimo. Senza interventi strutturali, come l'aumento degli stipendi, non si risolverà nulla".

Come detto, i primi dieci infermieri arriveranno già entro ottobre. Per l'intero periodo di soggiorno, pari a circa tre mesi, saranno impegnati in un percorso formativo che verrà svolto all'interno dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano. Da novembre, invece, partiranno i corsi di lingua italiana per 150 infermieri a Tashkent (capitale dell'Uzbekistan) e di altri 60 a Samarcanda, in vista della fase di reclutamento prevista per il 2026.
"È una follia, soprattutto se consideriamo che negli ultimi venti anni a livello nazionale 180mila tra medici e infermieri che si sono formati in Italia sono andati a lavorare all'estero", ha commentato Agnoletto, "questa è una misura che serve solo a dare un minimo di respiro in un tempo brevissimo, ma senza interventi strutturali non si risolverà nulla". Secondo il docente di Globalizzazione e Politica della Salute all'Università degli Studi di Milano, infatti, risolvere il problema della carenza di infermieri "sarebbe facilissimo: basta aumentare gli stipendi, che sono il fanalino di coda dei Paesi occidentali dell'Unione Europea, e dare il giusto riconoscimento sociale alla figura professionale, che da noi è ancora vista come l'aiutante del medico".
L'arrivo di oltre 200 infermieri dall'Uzbekistan entro il 2026, infatti, secondo Agnoletto rischia di riproporre lo stesso scenario che si è già visto in Calabria con i medici provenienti da Cuba: "Una parte di loro, ormai formata, è già andata a lavorare all'estero. Il problema è proprio trattenere queste figure professionali, che appena possono vanno alla ricerca di uno stipendio e condizioni di vita migliori". Il progetto, dunque, prevede la formazione di operatori sanitari uzbeki che, probabilmente, appena potranno faranno le stesse scelte dei colleghi italiani, senza dunque contribuire a risolvere il problema della mancanza di personale.
"C'è un ultimo aspetto che non è affatto secondario sottolineare", ha concluso Agnoletto: "Con questo tipo di iniziative portiamo via figure professionali da Paesi che ne hanno altrettanto, se non più, bisogno di noi. L'Unione Europea ha dato più volte indicazioni di evitare di portare via figure che possono essere strategiche per lo sviluppo da Paesi a un livello economico differente dal nostro. Una logica competitiva, portare via dagli altri quello che non riesco a costruire a casa mia. È un fatto grave".