Il video nei laboratori dove vengono sfruttati gli operai cinesi per le borse Valentino Bags Srl

Le condizioni dei laboratori cinesi che producono borse e accessori in subappalto per la società di Valentino tra operai clandestini, macchinari con i dispositivi di sicurezza disattivati e bambini piccoli.
A cura di Francesca Del Boca
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Operai clandestini che lavorano notte e giorno senza contratto. Lavoratori che trascorrono la loro esistenza in capannoni dormitorio con cucine abusive e servizi le cui condizioni igieniche "rasentano il minimo etico".

È solo una minima parte di quello che i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro del Comando di Milano, coordinati dal pm Paolo Storari, hanno scoperto durante alcune ispezioni nelle aziende dell'hinterland di Milano che operano in subappalto per Valentino Bags lab srl (100 dipendenti, di cui 70 per cento operai, e 23 milioni di euro di produzione annuale), società che produce borse e accessori di pelletteria per Valentino ora sottoposta ad amministrazione giudiziaria.

La Valentino Bags Lab srl di Rosate (Milano), oggi sottoposta ad amministrazione giudiziaria, come tante case di moda esternalizzava infatti una larga fetta della propria produzione a società come la Pelletteria Elisabetta Yang a Opera (già in passato finiti sotto inchiesta per la produzione di borse per Dior) o la Bags Milano srl a Trezzano sul Naviglio, che a loro volta affidavano il lavoro ad altri opifici come la A&N Borse Milano srl.

Le condizioni degli operai sfruttati

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Qui, durante le ispezioni avvenute a partire dal marzo del 2024, i militari hanno infatti scovato operai cinesi e filippini privi di permesso di soggiorno in Italia, lavoratori senza contratto o a cottimo ("3 euro e mezzo a pezzo per il taglio di pelle, e 7 euro a pezzo per la tingitura"), il cui effettivo orario di lavoro "è di gran lunga superiore alle canoniche 8 ore giornaliere”, con turni ininterrotti anche di notte e nei festivi (dove emergono consumi elettrici protratti, soprattutto di notte quando si registrano "picchi produttivi"). Fantasmi invisibili, rinchiusi in capannoni in mezzo alle campagne dove sono costretti a convivere con i loro bimbi, che si aggirano senza essere vigilati tra macchinari pericolosi, sporcizia e sostanze potenzialmente tossiche.

I dispositivi di sicurezza rimossi e il bimbo nel girello

Il bimbo nel girello trovato all'interno di un laboratorio
Il bimbo nel girello trovato all'interno di un laboratorio

Ai presenti, inoltre, non sarebbero mai state garantite adeguata formazione professionale e visite mediche nonostante maneggino agenti chimici infiammabili (lasciati incustoditi anche alla presenza dei minori tra cui, in uno degli opifici visitati dai carabinieri, un bambino di pochi mesi nel girello) macchinari non conformi con dispositivi di sicurezza "rimossi per accelerare la resa produttiva a scapito della sicurezza delle mani".

Il tutto, come sostengono gli investigatori del Nucleo Ispettorato del Lavoro, senza che la società committente Valentino Bags lab vigilasse adeguatamente sulla filiale produttiva di sub-appalto, senza verificare "la reale capacità delle società subappaltatrici" e senza eseguire negli anni "efficaci ispezioni o audit per appurare in concreto le effettive condizioni lavorative e gli ambienti di lavoro". Il fine? Quello, come sempre, di "abbattere i costi e massimizzare i profitti". "Valentino Bags non autorizza anche se è a conoscenza, diciamo che chiudono un occhio visto il tanto lavoro", dichiara infatti agli inquirenti uno dei responsabili.

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