I celiaci fuori sede: “Ci danno i buoni solo nelle regioni di residenza, sopravviviamo grazie al pacco da giù”

Affitti a prezzi altissimi, loculi asfittici come sistemazioni, caro vita che colpisce supermercati, negozi, bar, centro, periferie. Ma c'è chi sta peggio dei fuori sede a Milano: i fuori sede celiaci. Chi soffre di questa malattia può ottenere l'erogazione gratuita dei cibi senza glutine, resa possibile attraverso dei buoni che variano in base al sesso e all’età (110 euro al mese per gli uomini e 90 euro per le donne, dai 18 ai 59 anni). Ma c'è un problema: questo servizio è su base regionale. Quindi se si studia a Milano, ma si è originari di Lecce con residenza in Puglia, il cibo può essere ritirato solo dalla provincia di Foggia in giù. In futuro le cose potrebbero cambiare: l'articolo 77 dell'ultima bozza della legge di bilancio parla di circolarità, quindi della possibilità di ottenere i prodotti senza glutine in tutto il territorio italiano. Sarebbe un cambiamento notevole, a vantaggio del benessere dei cittadini celiaci che vivono lontano dalla propria residenza, ma ci vorrà del tempo affinché l'iter legislativo si concretizzi.
Storia della celiachia in Italia
Nel secolo scorso la celiachia doveva essere un incubo, oltre che un disturbo alimentare cronico e autoimmune. Oggi la situazione è cambiata, anche grazie al ruolo dell’Associazione Italiana Celiachia (Aic), che dal 1982 si occupa di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica, ma anche di sostenere la ricerca scientifica per contrastare la malattia. "Si sa da tempo – afferma a Fanpage.it Caterina Pilo, direttrice generale di Aic – che l’1 per cento della popolazione ne è affetta. I medici la chiamano ‘camaleonte' per la sua capacità di nascondersi. La crescita della sua individuazione è dovuta alla maggiore capacità diagnostica (gli ultimi dati ufficiali rivelano che i celiaci diagnosticati sono 265mila, presumibilmente si è già arrivati a 285mila), non a un aumento dei malati".

I disagi dei celiaci fuori sede
Negli ultimi anni la vita dei celiaci fuori sede è migliorata grazie alla digitalizzazione dei buoni, con la tessera sanitaria che si trasforma in bancomat consentendo l’erogazione del cibo senza glutine. L'unica regione in Italia che ancora manteneva i buoni cartacei era il Molise, ma dal primo novembre 2025 anche lei passerà a un sistema elettronico. Permane il problema della distanza, ma come spiega a Fanpage.it lo studente Luca: "A noi fuori sede è concessa una delega. Oltre alla propria tessera sanitaria, si può abilitare quella di una seconda persona, in modo da permettere a mia madre di ritirare il mio cibo. Poi me lo spedisce per posta". Non può essere una soluzione definitiva, ma almeno è un modo per venire incontro ai cittadini, in attesa che qualcosa per consentire il libero accesso ai buoni del cibo senza glutine si muova su un piano nazionale.
Restano però comunque i disagi per i fuori sede. Margherita, studentessa del master di Editoria all'università Cattolica di Milano, è di Faenza, comune della provincia di Ravenna: "Ci pensa mia mamma a fare la spesa oppure io stessa quando vado a trovare la mia famiglia, poi vengo a Milano con la valigia piena di prodotti. In casi di emergenza mi è capitato di recarmi in un supermercato di Piacenza. Due ore di strada per ritirare il cibo senza glutine". Non tutti però hanno la fortuna di provenire da una regione confinante con la Lombardia. Chi viene da più lontano è costretto ad affidarsi alla posta, ed ecco che l'abitudine del “pacco da giù” diventa fonte di sostentamento. "L’unica soluzione possibile è farmi spedire il cibo dalla Sardegna, visto che sono residente a Selargius, in provincia di Cagliari", rivela a Fanpage.it Ludovica, neolaureata in Editoria all’Università degli Studi di Milano, "e questo implica che non posso ritirare alcuni tipi di prodotti come ad esempio i surgelati".

Bozza della legge di bilancio
Come anticipato all'inizio di questo articolo, la digitalizzazione si muove in direzione di una circolarità, cioè la possibilità di ritirare i prodotti senza glutine al di fuori della propria regione di residenza. Anche da questo punto di vista i passi in avanti sono importanti, come dimostra l'ultima bozza della legge di bilancio, approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 17 ottobre 2025. L'articolo 77 di questo testo recita: "Ai soggetti affetti da celiachia il Sistema tessera sanitaria rilascia un buono dematerializzato attraverso un codice personale valido su tutto il territorio nazionale". Per la realizzazione di questo progetto verrebbero stanziati due milioni di euro. "È chiaro che questa legge di bilancio – sostiene Pilo, direttrice generale di Aic – è ancora una bozza, bisognerà vedere la versione definitiva e poi aspettare i decreti attuativi. Però è uno dei più grandi risultati di sempre dell'Aic, perché il nostro obiettivo è facilitare la vita dei pazienti, eliminare per loro gli ostacoli della vita quotidiana legati alla celiachia".