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Hydra, le dichiarazioni del pentito: “La mafia cercava appoggi politici dentro Fratelli d’Italia in Lombardia”

Parla anche di “appoggi politici” in Lombardia William Alfonso Cerbo, il nuovo pentito del maxi procedimento Hydra che ha raccontato alla Dda di Milano di presunti avvicinamenti alla politica da parte dei clan che operavano al Nord. Le accuse contro Fabrizio Corona e Lele Mora.
A cura di Francesca Del Boca
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William Alfonso Cerbo, pentito del maxiprocedimento milanese Hydra sull’alleanza tra mafie in Lombardia
William Alfonso Cerbo, pentito del maxiprocedimento milanese Hydra sull’alleanza tra mafie in Lombardia

Lo ha chiamato "il sistema lombardo". Sono le parole di William Alfonso Cerbo, il nuovo pentito del maxi procedimento Hydra che ha descritto in sei interrogatori l'alleanza tra le mafie in Lombardia: una struttura che integrerebbe le tre organizzazione mafiose radicate nel Sud (Cosa Nostra, ndrangheta e camorra) anche nel Nord Italia attraverso una profondissima rete di emissari, garanti, giri d'affari. Ma non solo. Proprio qui, infatti, secondo il pentito i clan (e in particolare Santo Crea, ritenuto un esponente al Nord della cosca calabrese Iamonte) avrebbero anche "cercato di formare qualcosa di politico da dominare, per fare i loro interessi".

La confessione del pentito: "La mafia e la politica in Lombardia"

Così "Scarface", il nuovo pentito dell'inchiesta Hydra, in uno dei sei verbali depositati oggi per un totale di centinaia di pagine, racconta in più passaggi di presunti avvicinamenti alla politica dei clan che operavano sul territorio lombardo. In un interrogatorio del primo ottobre Cerbo, davanti ai pm Cerreti e Ferracane e al Nucleo investigativo dei carabinieri, ricostruisce ad esempio la vicenda di un medico, "un personaggio che si stava prodigando a fare il politico per Fratelli d'Italia" e che nel 2020 "stava cercando di candidarsi nella zona di Milano". E dal momento che "stava cercando voti" gli uomini del clan stavano lavorando per aprirgli, sempre stando al verbale, un ufficio "per la campagna elettorale", una "segreteria politica". Tuttavia, quando il medico aveva capito, poi, che Cerbo aveva "precedenti per mafia" si era "terrorizzato" e così, sempre secondo il racconto del pentito, a quel punto sarebbe saltato l'appoggio politico. 

Poco male. È Giancarlo Vestiti, presunto luogotenente della camorra dei Senese, a "consolare" Santo Crea: "Comunque non ti preoccupare… è saltato lui, ce ne sarà un altro". Il verbale, quando i pm chiedono a Cerbo se fosse a conoscenza di altri "appoggi politici, sostegni" soprattutto a Milano, prosegue non a caso con un lungo omissis, al momento secretato dagli inquirenti. Una parte che, verosimilmente, oltre a traffici di droga, usura, estorsioni, investimenti con infiltrazioni illecite in aziende, cliniche e nel settore delle costruzioni, presunte talpe nelle forze dell'ordine e in Procura, contiene nomi e cognomi di altri esponenti politici locali.

Le accuse contro Fabrizio Corona e i rapporti con Lele Mora

Ma non finiscono qui le dichiarazioni del pentito, che ha riferito anche di rapporti tra l'esponente di Cosa Nostra Gaetano detto Tano Cantarella, storico affiliato al clan Mazzei incaricato di gestirne gli affari a Milano, e l'ex re dei paparazzi Fabrizio Corona. Secondo quanto riferito da Corbo, i Mazzei sarebbero infatti stati "legati dapprima al mondo delle discoteche in virtù dei rapporti di Cantarella con Corona" e che Corona "in più occasioni" si sarebbe "rivolto a Cantarella quando aveva problemi su Milano". In un caso, ad esempio, "Fabrizio Corona gli chiese un recupero credito di 70mila euro da fare a Palermo per una truffa patita da un suo amico".

Nel capitolo di una lunga memoria, relativo ai suoi affari del 2019 anche all'Ortomercato di Milano, il nuovo pentito del maxi procedimento parla anche di Lele Mora, al tempo agente dei vip. "Una domenica sera andammo a cenare a casa di Lele Mora, a discutere proprio di sta cosa. Lui voleva sapere esattamente che tipo di frutta avrei potuto fornire, le quantità e la scontistica", le parole a verbale. "Mi disse che era in strettissimo rapporto con il presidente della Sogemi (…) ed io gli sarei stato molto utile perché con i miei prezzi loro potevano imporre una distribuzione al mercato. Io e Lele Mora ci siamo sentiti più volte in quel periodo (…) perché mandavo a lui tutto il package della frutta in arrivo, e lui lo girava a questo suo amico presidente".

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