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Gli oratori estivi sono inclusivi? Cosa sta succedendo: dal problema economico a quello dell’esclusione

Gli oratori estivi sono davvero accessibili a tutti? Perché “spesso sono luoghi che non riescono a essere pienamente inclusivi e per ambiti quali la disabilità o il disagio economico finiscono per essere occasioni mancate”. Ma da cosa dipende tutto questo? Fanpage.it lo ha chiesto a Don Mauro Santoro, presidente della Consulta diocesana sulla disabilità.
A cura di Giulia Ghirardi
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Come ogni estate, migliaia tra bambini e ragazzi in tutta la Lombardia stanno partecipando agli oratori estivi che rimangono, ancora oggi, un punto di riferimento fondamentale per molte famiglie che altrimenti, dopo la chiusura della scuole, dovrebbero trovare soluzioni alternative per la gestione dei proprio figli. La domanda a cui, però, diventa sempre più urgente trovare risposta è: ma questi luoghi sono davvero accessibili a tutti?

Perché nel concreto gli oratori estivi, nonostante le buone intenzioni, spesso non riescono a essere pienamente inclusivi e, soprattutto per ambiti quali la disabilità o le difficoltà economiche, finiscono per essere occasioni mancate dove bambini e bambine (e con loro le famiglie) vengono esclusi invece che essere accolti e valorizzati. Da cosa dipende tutto questo? Dal più antico dei problemi e insieme il più attuale: quello economico. Di questo Fanpage.it ha parlato con Don Mauro Santoro, presidente della Consulta diocesana “Comunità cristiana e disabilità – O tutti o nessuno”, nata nel 2021 per dare attenzione al tema dell'inclusività soprattutto per le persone con disabilità e le loro famiglie, con l'obiettivo di trovare possibili soluzioni.

Oratori estivi e disabilità: inclusione o esclusione?

"Il lavoro della Consulta è, prima di tutto, quello di formare e sensibilizzare le parrocchie sul tema della disabilità affinché diventino luoghi sempre più accessibili", ha iniziato a raccontare Don Mauro a Fanpage.it. "Dobbiamo cambiare il modo di essere comunità perché purtroppo c'è poca solidarietà verso le diversità. In gran parte perché i servizi sono in collasso, non si riesce più a soddisfare la domanda che è sempre più alta e, nonostante questo, manca una riposta concreta in grado di cambiare la situazione".

Tra i "servizi" in collasso il primo tra tutti è il sistema degli educatori messi a disposizione dalle cooperative agli oratori. "La difficoltà sta nel reperire educatori perché sono sempre meno", ha continuato il don. "In più, anche quando si riesce a trovarli, spesso mancano i fondi per coprire i costi, che finiscono così per gravare sulle famiglie. E questo non è giusto".

Con questa osservazione Santoro apre il grande tema dei fondi. "Il problema legato a questo aspetto è trovare un accordo con i Comuni. Serve creare dei protocolli di intesa tra oratori e Comuni, nei quali prevedere possibili contributi per coprire i costi delle figure educative per seguire i ragazzi con disabilità. Il problema è che spesso i Comuni rispondono di non avere fondi sufficienti e, dunque, di non poter fare niente", ha spiegato il presidente della Consulta. "Di fronte a tale risposta, le famiglie sono le uniche che possono fare qualcosa interrogando il Comune di riferimento rispetto ai fondi dedicati al Welfare nel tempo estivo per le fragilità". Anche se la risposta dei Comuni – come già denunciato da una mamma a Fanpage.it nei giorni scorsi – nella maggior parte dei casi si limita a una giustificazione legata alla mancanza di fondi quando, in realtà, "il Comune sarebbe obbligato a destinare parte del bilancio alla disabilità, e questo vale anche per i centri estivi".

L'alternativa proposta ai centri estivi degli oratori è l'invito a partecipare a quelli comunali. "Questo non è sbagliato, però toglie il diritto alle famiglie di poter scegliere il centro estivo che preferisce e, per alcuni, non è un'opzione sostenibile. Penso a chi, per esempio, abita a diversi chilometri di distanza e non ha modo di portare il figlio nell'unico centro dove sono stati investiti dei soldi", ha continuato Don Mauro a Fanpage.it. "È un principio escludente".

"Per far fronte a tale situazione, dunque, la soluzione sono proprio i protocolli d'intesa tra oratori e Comuni" – ha specificato – "In questo modo il Comune sarebbe tenuto a devolvere dei fondi agli oratori che potrebbero a loro volta affrontare i costi legati alle spese degli educatori e delle risorse necessarie per la partecipazione di tutti coloro che oggi rimangono esclusi e così sgravare le famiglie della spesa. Il problema è che la maggior parte degli oratori e dei Comuni non li hanno e questo – di fatto – li rende ancora luoghi escludenti nei confronti della disabilità". Se non ci sono fondi, infatti, non si possono pagare gli educatori senza i quali non è possibile accogliere i ragazzi con disabilità. "E se non c'è nessuno di preparato non possiamo rischiare che succeda qualcosa e così, per tutelarci e tutelare, siamo costretti a dir loro di non poter venire", ha sottolineato il don.

In più, "insieme ai protocolli d'intesa andrebbe cambiato anche il modus operandi, l'organizzazione. Su questo siamo in dialogo con la FOM, la Fondazione Oratori Milanesi, con la quale vogliamo lavorare in questa direzione. L'oratorio estivo che inizia a giugno – per la quantità e la varietà dei ragazzi, per il tempo che dura, per il dispendio di risorse umane ed economiche e per la complessità in termini di sicurezza – richiede una lunga preparazione. Per questo ci stiamo adoperando affinché venga introdotta una sorta di pre-iscrizione a gennaio in modo tale che, soprattutto le famiglie con un bimbo con disabilità, abbiano il tempo di fare degli incontri e costruire insieme un progetto ad hoc per quel tipo di disabilità specifica", ha concludo Don Mauro. "Perché quello che vedo oggi è una diffusa attenzione al tema, che però non è qualcosa che sta diventando ordinario o "normale". Non è vero che non si sta facendo niente, ma c'è ancora davvero tantissimo da fare affinché nessuno resti escluso".

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