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Giovanni Storti a Fanpage.it: “Milano è una città persa, Beppe Sala fa solo propaganda sull’ambiente”

Intervistato da Fanpage.it, l’attore comico Giovanni Storti parla di Milano e delle sue difficoltà nell’affrontare il tema ambientale. “La città si muove spinta solo da denaro e cemento, il verde è sempre l’ultima cosa a cui si pensa”.
A cura di Enrico Spaccini
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Giovanni Storti (foto da Twitter)
Giovanni Storti (foto da Twitter)

Sono quasi 50mila le persone che hanno firmato la petizione per salvare il glicine di piazza Baiamonti di Milano e i tigli pluridecennali del giardino comunitario dedicato a Lea Garofalo. Queste piante potrebbero presto essere abbattute per far posto a una costruzione piramidale in cemento studiato per ospitare il museo nazionale della Resistenza. Tra le migliaia di cittadini che si sono opposti all'abbattimento di quegli alberi, c'è Giovanni Storti.

L'attore comico, pilastro del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, da tempo si dedica alla tutela del verde e alla promozione di uno stile di vita ecosostenibile. "Purtroppo, Milano si muove sempre dietro la spinta del denaro e del cemento", racconta a Fanpage.it, "il verde è l'ultima cosa a cui si pensa. Poi quando i giovani provano a cambiare qualcosa, vengono ridicolizzati e perseguitati in modo esagerato".

Cosa dovrebbe fare, secondo lei, una città come Milano per potersi evolvere dal punto di vista ambientale?

Prima di tutto dovrebbe conservare il verde che c'è, che vuol dire mettere risorse. Ultimamente Città Metropolitana ha perso i milioni di euro che l'Europa aveva destinato per il rimboschimento in città. Non solo a Milano, ma in tutta l'area non c'era un ettaro libero comunale per piantare gli alberi. Questo fa capire come siamo messi.

Non vede un futuro verde per Milano?

Secondo me la città è persa.

Perché?

Guardi la vicenda di piazza Baiamonti. A parte il glicine, c'è il giardinetto dedicato a Lea Garofalo, tra l'altro gestito molto bene. Pur essendo piccolissimo, attira tanta gente, dai ragazzi che vanno lì a studiare, le classi che ci fanno merenda e alla gente comune che si rilassa un attimo. Lo spazio verde in cui vogliono costruire è limitrofo al giardinetto.

Ma poi, se si raccolgono 50mila firme vuol dire che almeno la metà di questi considerano il verde una cosa importante, uno sfogo e un piacere sia per gli occhi che per l'anima. Per quale motivo dobbiamo sempre pensare al denaro e non alla felicità? Purtroppo, la città è in mano al denaro e al cemento.

Il sindaco Beppe Sala ha annunciato diverse iniziative per contenere l'impatto ambientale della città, come la progressiva riduzione del numero di auto.

Sì, ma sono tutte cose finte. Un po' come il nostro governo quando dice che è per il lavoro e la famiglia. Poi guardo ai miei figli che hanno circa 30 anni. Un affitto non può costare mille euro. L'asilo non può pesare anche per 800 euro al mese.

Non puoi avere uno stipendio di 1.300 euro e pensare di campare facendo tutte queste cose. Queste iniziative sono meccanismi demagogici che non hanno riscontro nella realtà.

Quindi sarebbe propaganda.

È propaganda. Magari c'è un piccolo tentativo, ma la spinta è verso la costruzione e il denaro. Non verso la piacevolezza.

Cosa ne pensa dei movimenti ecologisti che provano a trasmettere i loro messaggi anche in modo plateale? Penso a Ultima generazione, ma anche Extinction rebellion.

È una mossa interessante, sono bravi. Poi però vede, sono subito demonizzati, vengono ridicolizzati, adesso addirittura perseguiti in modo esagerato. Il meccanismo è sempre il solito: prima ti prendono per il culo, ti umiliano e poi cercano di stroncarti.

Perché i giovani, in tutto il mondo, fanno paura. Sono il cambiamento. Vedono più di altri dove va il mondo e quindi cercano di cambiarlo. Ma la nostra generazione, i me, quelli con 50-70 anni, è molto conservativa. Cerca di tenere al massimo lo status quo. E questo crea disastri in tutti i sensi.

Come abbattere alberi di quasi 80 anni.

Ci sono migliaia di studi su questo argomento. Chi prende queste decisioni dice: "Abbattiamo questo albero, ma ne piantiamo altri dieci". Ma per un albero di 80 anni per quello che fa, per l'assorbimento della Co2, insetti che attira, umidità che crea, bisognerebbe piantarne 3mila.

Facciamo conto che sia una stima esagerata, consideriamone mille. Sa cosa vuol dire abbattere una pianta del genere e piantarne mille? I due tigli che pensano di tagliare sono giovani, hanno circa 30 anni. Ma se si va sotto e si guarda cosa c'è, si vede che si fermano gli uccelli, è più fresco di almeno tre gradi. Questo è il vero cambiamento che danno gli alberi in città. Solo che non portano denaro, quindi non interessano a nessuno.

C'è un parco o un luogo particolare che per salvarlo saresti disposto a fare un gesto plateale come, ad esempio, incatenarti?

Ce n'è più di uno. Questo di piazza Baiamonti potrebbe essere uno.

Quindi non è escluso che lo farà.

No, non lo escludo. Anche se ho visto altri posti in cui c'era questo tipo di pressione. Quindi loro cosa fanno: lo cintano, fanno finta di non lavorare, poi il 13 di agosto quando non c'è nessuno entrano con le ruspe e buttano giù. Così quando torni non trovi più niente e non puoi fare nulla.

Se le pratiche dovessero andare avanti nonostante il vostro impegno, in quel giardino sorgerà il museo nazionale della Resistenza.

Anche il palazzo di via Pasubio, che fa il paio con questo che pensano di fare, è bellissimo. All'inizio dicevano che avrebbe dovuto contenere oltre a Fondazione Feltrinelli anche la biblioteca degli alberi. Eravamo lì a dire: "Cacchio, Feltrinelli e la biblioteca degli alberi, che forte!". Poi, invece, è entrata la Microsoft. E tutto il resto dove è andato a finire?

Se è vero che puoi costruire una cosa e poi cambiare la destinazione d'uso, allora veramente noi cittadini non abbiamo in mano nulla. Allora questo museo della Resistenza che dicono di fare probabilmente lo metteranno al pian terreno e poi ci fanno quello che vogliono. Sono cavilli burocratici che ti mettono nella condizione di non poterti più fidare di quello che ti viene raccontato. Poi tu invece hai…, lasciamo stare va.

Cosa vuole dire?

Nel piccolo mettono dei vincoli spaventosi. Poi, non so perché, nel grande possono sempre cambiare le cose.

Ad esempio?

In quell'area circa 15 anni fa c'era la Piccola Scuola di Circo. Aveva vinto un bando e si era messa lì con il tendone. Bellissimo, sembrava uno spazio magico per il quartiere, tanto che ai corsi venivano tutti. Quando il sindaco Gabriele Albertini è diventato commissario straordinario per il traffico, si è inventato che lì doveva farci un parcheggio.

Così, la scuola che ha vinto il bando e ha avuto la concessione, è dovuta andare via. Per poi scoprire che lì di fianco c'erano le mura spagnole e quindi hanno dovuto bloccare tutto. L'avessero chiesto a me, glielo avrei detto per tempo.

Non crede che la situazione possa migliorare?

No, come cittadino non mi fido più.

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