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Flavia, mamma di due bimbi: “I centri estivi a Milano costano troppo, spendo 3mila euro solo tra giugno e luglio”

La testimonianza di una mamma a Milano: “Chi è fortunato riesce a entrare in oratorio, ma ormai anche loro stanno riducendo le iscrizioni. I campi estivi poi finiscono intorno alle 16, mentre noi genitori usciamo dall’ufficio alle 18: chi non ha i nonni a disposizione deve pagare altre ore di babysitter”
A cura di Francesca Del Boca
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La nostra redazione riceve ogni giorno testimonianze di genitori, lavoratori alle prese con le difficoltà di conciliare professionalità, vita privata e familiare con i profondi cambiamenti della società contemporanea. Se anche tu vuoi raccontare la tua storia a Fanpage.it questo è lo spazio per te

"Noi genitori abbiamo tre settimane di ferie, se va bene, mentre i bambini stanno a casa tre mesi. Organizzare l'estate è un incubo, soprattutto per chi non gode di supporti privati come nonni o parenti". È la testimonianza di Flavia, 44 anni, impiegata nel reparto marketing di una grande azienda milanese, che si unisce a quella della mamma di Lecco che tanto ha fatto rumore nei giorni scorsi. Il marito, coetaneo, lavora in un polo industriale tra Bergamo e Brescia, e trascorre ogni giorno almeno due ore nel traffico. Insieme hanno due figlie di 6 e 11 anni. "E nessun nonno a disposizione, abitano tutti fuori città. Io poi dovrei finire per le 17. Ma spesso, quando si avvicinano scadenze o eventi, esco dall'ufficio anche alle 19. Ambedue lavoriamo full time e ogni giorno in presenza, lo smart working non è previsto. Così già da gennaio dobbiamo attivarci per organizzare l'estate dei bambini".

E a Milano, del resto, l'offerta di campus è molto ampia: si va dall‘oratorio di quartiere che costa 50 euro a settimana fino ai prestigiosi campi estivi in lingua inglese dove durante la giornata si gioca a tennis o padel, nel verde dei circoli sportivi o nel pieno centro di Milano (prezzo medio: sui 300 euro a settimana). Ma, in ogni caso, bisogna muoversi con largo anticipo. Senza contare poi che la scelta si riduce drasticamente per bimbi dell'asilo e ragazzini delle medie. "Quando aprono le iscrizioni c'è l'assedio, non è facile accedere. Meno costa il campus, ovviamente, più è difficile entrare. Chi è fortunato riesce ad andare nell'oratorio di prossimità. Ma ormai i parroci hanno pochissimi ragazzi volontari che si prestino a fare gli animatori, e quindi sono necessariamente costretti a ridurre il numero di bambini: nel nostro quartiere, ad esempio, dove finora ho sempre iscritto la mia primogenita, ormai accettano solo i bimbi che frequentano il catechismo tutto l'anno. Tutti gli altri sono esclusi".

Flavia e il marito, così, hanno provato a iscrivere i figli in un altro oratorio non lontano da casa, più in periferia. "Ma in queste realtà gli animatori, il più delle volte minorenni, non sono preparati a gestire situazioni spesso complesse, ragazzini e bimbi con storie non facili alle spalle". E così, per quest'anno, sono riusciti a trovare posto nel campus promosso da un'associazione milanese, che propone attività a tema sportivo e ha un prezzo "nella media", sui 150 euro a settimana (a bimbo). "A questa cifra si aggiunge anche il costo della babysitter che vada a prendere i bambini, visto che nella maggior parte finiscono tutti intorno alle 16 e noi usciamo dall'ufficio intorno alle 17/18. Chi ha i nonni manda loro, chi non li ha deve pagare. Di nuovo".

Spesa totale? "Sono circa 400 euro a settimana, babysitter extra e pasti per due inclusi, per sette settimane: fa più di 3mila euro solo tra fine giugno e luglio. Per il resto una nonna li tiene una settimana, l'altra un'altra ancora, un'altra vanno agli scout, che però non sono per tutti visto che accettano solo 8 bimbi a gruppo. Io e mio marito facciamo poi due settimane di vacanza insieme e un'altra separati, per riempire il più possibile l'estate. Ma anche così facendo resta tanto tempo libero, visto che noi genitori abbiamo tre settimane di ferie e i ragazzi stanno a casa tre mesi". Una situazione comune a tantissimi lavoratori, che evidenzia tutti i limiti di un calendario scolastico ormai non più compatibile con le forme dell'organizzazione familiare contemporanea. "Il costo dei centri estivi a Milano, poi, è superiore rispetto a quelli che si trovano in provincia. Lo stesso campus, gestito dalla stessa associazione, a Lodi costa quasi la metà in meno".

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