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Eroi del Covid dimenticati: “Noi che lavoriamo con i disabili, guadagniamo meno dei nostri colleghi”

Operatori sanitari, fisioterapisti ed educatori della Fondazione Don Gnocchi di Milano hanno avviato una vertenza per chiedere che i loro contratti siano adeguati a quelli degli altri colleghi: “Lavoriamo di più e siamo pagati circa il 20 per cento in meno”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Immagine di repertorio
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Durante la prima fase di pandemia da Covid-19 erano stati etichettati come eroi, adesso però molti di loro sono stati messi da parte e perfino dimenticati: è con questa triste realtà che gli operatori sanitari del centro Santa Maria Nascente della Fondazione Don Gnocchi di Milano stanno facendo i conti. In un'intervista riportata dal quotidiano "Il Giorno", il personale della struttura di via Capecelatro insieme ai delegati sindacali spiegano di vivere in una "giungla di contratti".

Stipendi inferiori alle stesse mansioni

"Hanno creato differenze fra lavoratori che sono stati in prima linea durante la pandemia, eroi del Covid ora messi ai margini": i dipendenti raccontano come molti di loro – nonostante assistano disabili o persone con gravi patologie – prendano uno stipendio inferiore rispetto gli altri (circa il 20 per cento), pur svolgendo le stesse mansioni dei colleghi.

La crisi della Fondazione nel 2013

Quella raccontata da loro è una situazione che, nelle altre 28 strutture gestiste dalla Fondazione in Italia, non esiste. La loro è una lotta che per certi versi potrebbe essere definita "antica": nel 2013, quando la Fondazione era in crisi, i lavoratori di tutte e 28 le strutture – riporta ancora "Il Giorno" – avevano accettato un accorto temporaneo: un accordo che prevedeva "un aumento dell'orario non retribuito" e la rinuncia "a due giorni di ferie per contribuire al risanamento del debito". Superata la crisi, sono stati ridiscussi i contratti per tutti i lavoratori. Per circa trecento operatori del Santa Maria Nascente è stato applicato il contratto della sanità previsto per le attività dell'Irccs, per gli altri cento – soprattutto Oss, educatori e fisioterapisti – è stato  applicato il contratto "Aris Rsa", un contratto che sarebbe scaduto ormai da anni.

"Lavoriamo di più, ma siamo pagati meno"

Stando a quanto raccontano gli stessi, questo comporta un aumento del lavoro, ma con un salario inferiore: "Lavoriamo di più e siamo pagati circa il 20 per cento in meno. Svolgiamo le stesse mansioni". E per questo motivo che, attraverso la vertenza, i dipendenti chiedono alla Fondazione di applicare per tutti lo stesso contratto. Sulla questione però la struttura, al momento, non ha espresso nessuna posizione: gli stessi operatori, dal loro canto, hanno dato mandato ai sindacati di avviare un confronto con la dirigenza con la speranza che questa situazione possa essere appianata una volta per tutte.

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