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Arresti tra ultras di Milan e Inter

Confessa il suocero del capo ultrà interista Marco Ferdico: “Ho partecipato all’omicidio di Vittorio Boiocchi”

Ha confessato Pietro Andrea Simoncini, ritenuto dalla Procura di Milano uno dei due esecutori materiali dell’omicidio dell’ex capo ultrà dell’Inter Vittorio Boiocchi, avvenuto nell’ottobre del 2022. “A sparare è stato Daniel D’Alessandro, aveva assunto cocaina”
A cura di Francesca Del Boca
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"Sì, ho partecipato all'omicidio di Vittorio Boiocchi. Ho guidato lo scooter, ma a sparare fu Bellebuono". Così Pietro Andrea Simoncini ha confessato l'esecuzione dell'ex capo ultrà dell'Inter, avvenuta il 29 ottobre 2022 davanti a casa di Boiocchi un’ora prima del match contro la Sampdoria. Calabrese di Soriano, 42 anni, è il padre della compagna di Marco Ferdico, numero due della Curva Nord finito agli arresti dopo la maxi inchiesta della Dda di Milano sul "sistema criminale" del tifo organizzato di San Siro che, come confermato di recente dal diretto interessato, avrebbe avuto un ruolo di primissimo piano nell'organizzazione del delitto di Boiocchi.

L'omicidio del capo ultrà dell'Inter Vittorio Boiocchi nel 2022

Ferdico, con il padre Gianfranco, come confermato dallo stesso Simoncini avrebbe infatti gestito la logistica del crimine procurandosi il mezzo di trasporto (il furgone Fiat Ducato su cui è stata caricata la moto Gilera Piaggio), i cellulari olandesi criptati per le comunicazioni con gli altri organizzatori e l‘arma, ingaggiando i killer (il suocero di Ferdico Pietro Andrea Simoncini, vicino alle cosche calabresi della faida delle Preserre Vibonesi, e l'amico Daniel "Bellebuono" D'Alessandro) e consegnando poi i 50mila euro ricevuti dalle mani del corista dell'Inter Maurizio Nepi come compenso promesso dal mandante, il vice di Boiocchi Andrea Beretta. Che in questo modo, eliminando il vecchio capo ultrà, aveva scalato le posizioni della Curva Nord, salendo automaticamente al vertice del tifo organizzato nerazzurro.

La confessione di Pietro Simoncini

E così ieri Simoncini, coinvolto nell’inchiesta della Squadra Mobile coordinata da Alfonso Iadevaia e considerato uno dei due esecutori materiali dell'omicidio, si è seduto davanti al pm Paolo Storari e ha confessato. L'uomo, interrogato dal pm Paolo Storari e difeso dall'avvocato Mirko Perlino, ha rivelato di essersi recato in via Fratelli Zanzottera al Figino con Daniel D’Alessandro, a bordo del Gilera verniciato di nero per l'occasione. L'uomo ha confermato di essere arrivato in prossimità dell’obiettivo a bordo dello scooter, in un primo momento guidato da D’Alessandro, e poi a un certo punto di essere caduto. A quel punto le parti si sarebbero invertite: sarebbe quindi stato Simoncini a mettersi alla guida, e D'Alessandro (che secondo la testimonianza di Simoncini aveva appena assunto cocaina) a uccidere Boiocchi con cinque colpi di pistola, con una calibro 9. 

"Gli ho urlato di non sparare", sempre le parole di Simoncini. "Ho gridato io quella frase a Bellebuono, ho provato a fermarlo". Il prezzo per la vita di Boiocchi sarà di 30mila euro, divisi equamente tra il suocero di Ferdico e D'Alessandro. Quest'ultimo, interrogato il 12 maggio dalla gip Daniela Cardamone e difeso dal legale Daniele Barelli, ha scelto di non rispondere. Ma ora, dopo la confessione di Simoncini e l'ammissione di Ferdico, tutto potrebbe cambiare.

Andrea Beretta: "Abbiamo organizzato tutto io e Ferdico"

"Siamo stati noi a organizzare tutto", aveva del resto già ammesso proprio lo stesso Beretta, già in carcere per l'omicidio di Antonio Bellocco e oggi collaboratore di giustizia. Una lotta di potere scaturita dai forti contrasti sorti con Beretta nella gestione dei guadagni derivanti dalle attività lecite e illecite legate allo stadio di San Siro.

Così, tra Beretta e un gruppetto di congiurati, nasce l'idea di sbarazzarsi del numero uno. Per detronizzare Boiocchi, Beretta si affida all'"ufficio stampa" della Curva Marco Ferdico, altrettanto desideroso di entrare nel business del merchandising e anche lui carico di rancori contro il vecchio leader della Nord. "Avevo saputo che anche Marco aveva avuto uno screzio pesante con Vittorio", riferisce infatti Beretta, "perché durante una partita in cui l'Inter aveva giocato male Marco aveva messo dei commenti negativi sui social, sulla squadra e sull'allenatore, ed era stato ripreso fortemente da Vittorio che gli aveva intimato di non scrivere  più nulla sui social, altrimenti non veniva più allo stadio".

Un'onta da lavare con il sangue, come accadrà il 29 ottobre del 2022 quando Boiocchi, davanti al portone di casa sua in via Fratelli Zanzottera a Figino, periferia Ovest di Milano, viene raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco e muore. Un'esecuzione che stravolgerà di nuovo il direttivo della Nord aprendo le porte al rampollo di ‘ndrangheta Antonio "U Nanu" Bellocco che solo due settimane dopo, il 12 novembre, è già arrivato dalla Calabria. Un ingresso ampiamente caldeggiato proprio da Ferdico che, così, forma il triumvirato Beretta-Ferdico-Bellocco. 

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