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Dipendenti licenziati a Milano da Paramount: “Lasciata a casa in maternità, ho una figlia di 6 mesi”

La protesta dei 35 dipendenti licenziati da Paramount a Milano. “Lasciati a casa senza preavviso anche lavoratori con figli a carico o vicini alla pensione, categorie protette”
A cura di Francesca Del Boca
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La protesta dei dipendenti di Paramount Italia oggi in corso Europa a Milano
La protesta dei dipendenti di Paramount Italia oggi in corso Europa a Milano

"Siamo stati lasciati a casa all'improvviso. Forzati ad uscire, senza avere certezze sul nostro futuro e senza nessuna apertura nel valutare soluzioni alternative". È la protesta di S.R., 36 anni, una dei 35 lavoratori che rientrano nel licenziamento collettivo stabilito per la sede di Milano dalla casa di produzione e distribuzione internazionale Paramount. "Mia figlia ha solo sei mesi, in questo momento mi trovo ancora in maternità. Mai avrei pensato di finire in una lista di esuberi, sono letteralmente caduta dalla sedia. Pensare che l'azienda aveva appena ricevuto la certificazione della parità di genere… e poi lascia a casa 22 donne, di cui una in maternità, a fronte di 13 uomini".

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La protesta dei dipendenti licenziati da Paramount a Milano

La notizia ai dipendenti, oggi riuniti in corso Europa per una giornata di sciopero, è giunta nei primi giorni di novembre. Tra loro ci sono anche lavoratori monoreddito, persone con figli o familiari a carico, casi tutelati dalla Legge 104. "Ma nessuno ci ha mai inviato prima comunicazioni ufficiali, né convocato personalmente". La casa di produzione Paramount, a fine estate, ha portato a termine la fusione con Skydance Media, che ha subito annunciato una "ristrutturazione radicale" dell'assetto aziendale: una rivoluzione pensata per "snellire la macchina" e renderla più efficiente in vista di una profonda trasformazione tecnologica. E così ecco arrivare la decisione della multinazionale che, dopo due tavoli di confronto con i sindacati, al momento ha chiuso alla possibilità di valutare soluzioni alternative agli esuberi annunciati in Italia (cassa integrazione straordinaria, prepensionamenti, ricollocazioni per le categorie protette), perseguendo l'obiettivo di tagliare il costo del lavoro così come pianificato. Mentre ancora non sono giunti alla stampa commenti da parte dell'azienda, contattata da Fanpage.it.

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La testimonianza: "Invalido a 55 anni, non ho certezze per il mio futuro"

"Lavoro per Paramount dal 2002, sono ormai 23 anni", ha raccontato a Fanpage.it G.P., 55 anni e un'invalidità civile al 90 per cento. "La mia situazione personale è di completa difficoltà, sarà difficile per me ricollocarmi sul mercato come possono fare lavoratori più giovani e senza invalidità. Ma non ci sono solo io. Il mio disagio è condiviso da altre persone tra cui, oltre alla collega in maternità, anche tre categorie protette, dipendenti con esperienza decennale in azienda, due persone in prossimità della pensione, lavoratori monoreddito", le sue parole.

"Soprattutto per loro abbiamo chiesto tutele e ammortizzatori sociali. Ma non hanno guardato in faccia nessuno, né fornito ancora chiarimenti: evidentemente per l'azienda, più che le persone, contano più i numeri. Seguivamo la situazione negli Stati Uniti, dove ci sono già stati esuberi dell'organico, ma nessuna comunicazione è mai arrivata a livello locale. Fino a poco tempo fa ci dicevano di non saperne ancora niente. E oggi c'è una chiusura totale". 

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La riorganizzazione aziendale e l'intelligenza artificiale

Il motivo? "È la nuova gestione delle riorganizzazioni aziendali in pieno stile trumpiano, suprematista e arrogante", è stato il commento di Paolo Zanetti Polzi, segretario generale SLC CGIL Milano. "David Ellison, proprietario di Paramount nonché artefice dei 3mila licenziamenti in tutto il mondo, è figlio di Larry, fondatore di Oracle e attualmente tra gli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio di 383 miliardi di dollari. E l'Europa non rappresenta più un partner strategico, viene scaricata e abbandonata dal punto di vista industriale". E ancora. "Paramount annuncia di voler ottimizzare i processi organizzativi attraverso l’adozione dell’intelligenza artificiale, anche se l’azienda non vuole discuterne. È un tema che, ora più che mai, necessita un alto livello di attenzione da parte di tutti, parti sociali e istituzioni".

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