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Crema, i medici cubani arrivati per aiutare per l’emergenza Covid candidati al Nobel per la pace

Sono stati ufficialmente candidati al premio Nobel per la pace i medici cubani arrivati lo scorso marzo a Crema per aiutare una delle province più colpite dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19. La brigata dei medici è stata inserita nella lista per l’ambito riconoscimento. La candidatura è stata accolta con gioia e commozione dalla sindaca di Crema Stefania Bonaldi.
A cura di Filippo M. Capra
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Erano arrivati in Italia il 22 marzo scorso, nel pieno della pandemia da Coronavirus che aveva messo in crisi la Lombardia e il suo sistema sanitario con oltre 3.000 nuovi casi al giorno, per dare una mano in un ospedale da campo allestito in tempi record nel parcheggio dell'ospedale di Crema. Il loro aiuto è stato fondamentale per evitare che la situazione nel Cremonese degenerasse ulteriormente.

In Italia dallo scorso 22 marzo, medici cubani candidati al Nobel per la pace

Il loro impegno è stato costante sino a fine maggio quando l'emergenza sanitaria è rientrata. Quattordici giorni di quarantena (nonostante il tampone negativo) e partenza alla volta di Cuba in data lunedì 8 giugno. Ora, a distanza di sei mesi dal loro sbarco, è arrivata la candidatura ufficiale al premio Nobel per la pace. Il Consiglio mondiale perla pace ha presentato la brigata di medici cubana tra i candidati per l'ambito riconoscimento. Emozione a Crema, dove la sindaca Stefania Bonaldi ha dichiarato che le è "difficile esprimere a parole la gioia, la commozione, l'orgoglio e lo straordinario affetto che proviamo per i nostri hermanos de Cuba". Il primo cittadino cremonese ha poi aggiunto: "Abbiamo fatto nostro il loro motto: La nostra patria è l'umanità".

Il saluto commosso di Cremona all'equipe nello scorso giugno

Al loro rientro a casa, la sindaca aveva già mostrato tutta la sua commozione e l'orgoglio di aver conosciuto e avuto persone così capaci e generose durante la piaga del Covid. La loro partenza verso casa era stata descritta come "in punta di piedi, così come erano arrivati". "Ci sentiamo fortunati – aveva aggiunto la Bonaldi – perché oltre a dei professionisti abbiamo conosciuto dei fratelli". Le lacrime quel giorno parevano non finire più: "All'alba siamo saliti sul loro autobus con la bandiera di Cuba tra le mani e con gli occhi lucidi per ringraziarli ancora una volta – racconta ancora la sindaca -, ma ci piace pensare che sia stato solo un arrivederci e non un addio, perché continueremo a fare cose belle insieme".

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