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Come sono state coperte le torture su minori al carcere Beccaria: dai falsi referti medici alle omissioni

Secondo le pm Stagnaro e Vassena non sarebbero stati esercitati “i poteri di controllo, vigilanza, coordinamento” per impedire le torture e i maltrattamenti su minori nel carcere Beccaria di Milano. Allo stesso tempo, sarebbero stati redatti “referti falsi o concordati con gli agenti (…) omettendo di attivare qualsiasi segnalazione o intervento”.
A cura di Giulia Ghirardi
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(immagine di repertorio)
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Non sono stati esercitati "i poteri di controllo, vigilanza, coordinamento" e, allo stesso tempo, sono stati redatti "referti falsi o concordati con gli agenti (…) omettendo di attivare qualsiasi segnalazione o intervento". È quanto si legge nella richiesta di incidente probatorio redatta dalle pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, insieme all'aggiunta Letizia Mannella, per indagare i pestaggi e le torture che sarebbero state perpetrate nei confronti dei giovani detenuti nel carcere minorile Beccaria di Milano tra il 2022 e il 2024. Tra gli indagati anche alcune figure apicali, tra cui le due ex direttrici Cosima Buccoliero e Maria Vittoria Menenti.

La richiesta di incidente probatorio presentata dalle pm è volta all'acquisizione di prove e testimonianze per il processo prima che il procedimento stesso cominci. L'obiettivo è tutelare la vulnerabilità psicologica delle persone che hanno subito le presunte violenze, non obbligandole a ripetere la loro testimonianza anche nel corso del dibattimento. Stando a quanto appreso, le persone offese che saranno sentite sarebbero 33.

Sale, invece, da 27 a 42 il numero di persone indagate per i pestaggi e le torture. Le accuse rivolte agli indagati sono, a vario titolo, quelle di tortura, maltrattamenti aggravati, lesioni e falso. In particolare, secondo le pm, i tre operatori sanitari indagati (il coordinatore sanitario del carcere, il medico e il coordinatore infermieristico) sono accusati di aver redatto "referti falsi o concordati con gli agenti di polizia penitenziaria" per nascondere le lesioni riportate dai detenuti e "assistendo a plurime aggressioni" da parte degli agenti. "Omettendo di attivare qualsiasi segnalazione od intervento, non impedivano il verificarsi di condotte reiterate violente e umilianti all'interno dell'istituto".

Nel 2024 erano stati arrestati 13 agenti di polizia penitenziaria mentre 8 erano stati sospesi. Le indagini erano partite da alcune segnalazioni del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale: gli investigatori avevano così attivato le intercettazioni per entrare in possesso delle immagini delle telecamere di video-sorveglianza dell'istituto dalle quali sarebbero emerse le torture e le violenze.

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