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Carmela Fabozzi uccisa in casa per una rapina, Sergio Domenichini condannato all’ergastolo

La Corte d’Assise di Varese ha condannato in primo grado all’ergastolo, con 9 mesi di isolamento diurno, Sergio Domenichini. Il 67enne è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Carmela Fabozzi avvenuto il 22 luglio 2022.
A cura di Enrico Spaccini
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Carmela Fabozzi
Carmela Fabozzi

È stato condannato all'ergastolo, con 9 mesi di isolamento diurno, Sergio Domenichini. Il 67enne è stato ritenuto responsabile dalla Corte d'Assise di Varese dell'omicidio di Carmela Fabozzi, la 73enne trovata senza vita il 22 luglio 2022 nella sua abitazione a Malnate. Secondo i giudici, la certezza della presenza di Domenichini sul luogo del delitto e le sue impronte rinvenute sul vaso usato per colpire Fabozzi sono elementi che non lasciano spazio a dubbi circa la sua colpevolezza.

La Corte ha, quindi, accolto pienamente la richiesta formulata dalla pm Valeria Anna Zini lo scorso 14 febbraio, e condivisa dalla parte civile. La difesa, invece, aveva chiesto per Domenichini l'assoluzione o, in alternativa, il rito abbreviato.

Il rapporto tra Fabozzi e Domenichini

Il 67enne era entrato in contatto con Fabozzi a inizio 2022. La 73enne aveva problemi alla vista e non si fidava più a guidare l'auto. Domenichini, che prestava servizio in un'associazione impegnata in servizi di trasporto per persone anziane e pazienti oncologici, da alcuni mesi aveva iniziato ad assisterla per gli spostamenti quotidiani.

La mattina del 22 luglio il 67enne si era presentato in casa di Fabozzi perché, sosteneva, aveva un appuntamento. In quel momento, però, avrebbe trovato il corpo dell'anziana senza vita. Così, poiché aveva precedenti per truffe, Domenichini avrebbe preso i cellulari della donna e sarebbe fuggito per paura di finire nei guai.

Le prove contro Domenichini

Alcune telecamere avevano ripreso l'auto noleggiata dal 67enne avvicinarsi all'abitazione di Fabozzi quella mattina. Questo corrispondeva alla versione fornita dall'imputato, tuttavia contrariamente a quanto sostenuto da Domenichini tracce del suo Dna sono state trovate sotto le unghie della vittima. Quindi, sostiene la Procura, i due erano entrati in contatto in qualche modo.

A incastrare il 67enne sono state le sue impronte digitali che i carabinieri del Ris hanno trovato sul vaso blu che era stato usato per colpire e uccidere Fabozzi. Il movente sarebbe quello della rapina.

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