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Babysitter condannato per pedofilia, l’avvocato della vittima: “Aveva precedenti, va rivista la pena”

Per un uomo di 30 anni è arrivata una condanna a 16 anni di reclusione per violenza sessuale nei confronti di sei minore. Era già stato condannato per lo stesso reato. L’avvocato delle vittime a Fanpage.it: “Lo Stato deve rivedere il sistema penitenziario”.
A cura di Giorgia Venturini
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Lo scorso 21 marzo un babysitter di 30 anni è stato condannato 16 anni di carcere per violenza sessuale nei confronti di sei bambine, tutte di età inferiore ai 10 anni. Le manette per l'uomo erano scattate lo scorso anno quando le indagini avevano giudicato il 30enne responsabile delle violenza a partire dal 2018. L'imputato aveva già riportato una precedente condanna per pedofilia.

Durante il processo è stato infatti accertato davanti al giudice che l'uomo già cinque anni fa era stato assunto come babysitter e aveva abusato di due sorelline affidate a lui quando i genitori non c'erano. Poi dall'ottobre 2021 al marzo 2022 si sarebbe proposto anche come insegnante per le ripetizioni in casa e anche in questo caso messo in atto altri abusi.

"La pena deve avere due funzioni: una è quella riabilitativa, l'altra è quella di evitare che si ricommetta un gesto simile. E questo è ancora più importante nel caso in cui le vittime siano dei bambini", spiega a Fanpage.it l'avvocato Giampaolo Berni Ferretti, che insieme alla collega Susanna Marangoni, ha assistito una delle vittime del babysitter.

"È chiaro che, di fronte a casi di reiterazione del reato di pedofilia, non ha funzionato la pena e questo vuol dire che lo Stato deve rivedere il sistema penitenziario. A nulla sono serviti i programmi di recupero nei suoi confronti. Così come nulla è servita la misura di sorveglianza speciale violata nel 2018. Una volta uscito dal carcere aveva ricommesso lo stesso reato", aggiunge l'avvocato.

"Parliamo purtroppo di reati che non sono risarcibili – conclude l'avvocato Berni Ferretti -. Abbiamo a che fare con minori, o meglio di minori in crescita che vengono toccati nel loro pieno sviluppo e nel luogo dove dovrebbero sentirsi più sicuri, le loro case, le scuole od altro. Non c'è risarcimento per quello che hanno subito".

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