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Manager stuprata in un bar dei Navigli a Milano, disposta la perizia sulle intercettazioni telefoniche

I titolari di un locale sui Navigli a Milano sono imputati per violenza sessuale di gruppo ai danni di una 32enne. La difesa ha ottenuto una perizia sulle intercettazioni prima del loro deposito agli atti.
A cura di Enrico Spaccini
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Le intercettazioni realizzate dai carabinieri durante le indagini sul presunto stupro avvenuto in un locale dei Navigli a Milano a marzo dell'anno scorso non saranno depositate agli atti fino a quando i nastri non verranno ascoltati e trascritti da un altro perito. Lo ha deciso il Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta presentata dall'avvocato dei due giovani imprenditori, titolari del bar in cui sarebbe avvenuto l'abuso, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una manager di 32 anni. La prossima udienza è stata fissata al 5 novembre, quando saranno ascoltati i primi testimoni della vicenda.

La notte della presunta violenza al bar dei Navigli

La presunta violenza sessuale sarebbe avvenuta nella notte tra il 16 e il 17 marzo 2023 nello scantinato del bar Mind, in zona Navigli a Milano. La 32enne si era recata in quel locale, che frequentava abitualmente, insieme a un collega. Dopo aver bevuto, il ragazzo l'avrebbe lasciata sola. Secondo la Procura, i due titolari del locale e un cliente loro amico avrebbero approfittato delle condizioni della manager per abusare di lei.

Dopo averla violentata e aver filmato alcuni passaggi con i cellulari, avrebbero anche usato la carta di credito della vittima per farle pagare il conto finale dei drink. La 32enne si sarebbe svegliata in casa la mattina seguente con forti dolori, ma senza ricordare quanto accaduto. Pochi giorni dopo ha sporto denuncia.

La richiesta della difesa

Le indagini del caso sono state affidate ai carabinieri, coordinati dalla pm Alessia Menegazzo. Il 23enne, amico dei due proprietari del locale, è già stato condannato con rito abbreviato in primo grado a 3 anni e 7 mesi. È stato assolto, invece, dalle accuse di indebito utilizzo delle carte di credito e revenge porn.

Nell'inchiesta sarebbero emersi "atteggiamenti spinti" che la 32enne avrebbe avuto nei confronti dei ragazzi, che già conosceva. Tuttavia, la gup Sofia Fioretta nella sentenza di condanna al 23enne ha scritto: "Quello che è certo è che qualche ora più tardi era in condizioni di non comprendere quello che stava facendo".

La procuratrice, in vista del processo a carico degli altri due imputati, aveva chiesto il deposito agli atti di alcune annotazioni della polizia giudiziaria contenenti le trascrizioni delle intercettazioni realizzate dai carabinieri. L'avvocato Antonio Finelli, che difende i due titolari del bar, si è opposto e ha richiesto, e ottenuto, che i nastri in questione vengano ascoltati e trascritti nuovamente da un perito terzo nominato dai giudici del collegio prima del loro deposito.

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