“150 euro per dormire in fabbrica, 100 per mangiare”: il prezzo della “para schiavitù” di chi produceva per Tod’s

"Mia moglie cucina per tutti gli operai sia a pranzo che a cena. Per abitare sopra i miei operai mi pagano l'affitto, 150 euro al mese solo per dormire, più 100 euro al mese ciascuno per mangiare. Il denaro per vitto e alloggio mi viene consegnato dai lavoratori in contanti". A parlare è il datore di lavoro della Wang Junji, una delle aziende cinesi subfornitrice di Tod's che è finita nella lente della procura di Milano perché ritenuta parte di un "sistema tossico" di sfruttamento del lavoro, definito di "para schiavitù" dal pm della Dda di Milano Paolo Storari.
Tra i vari elementi che sono stati portati alla luce, la Procura non si è limitata a rilevare la paga oraria irrisoria (fino a 2,75 euro l'ora), ma ha voluto dimostrare come i datori di lavoro approfittassero dello "stato di bisogno" dei dipendenti, molti dei quali stranieri non in regola con il permesso di soggiorno o privi di una rete sociale su cui fare affidamento. Questa condizione di vulnerabilità, definita dagli inquirenti come una situazione di "para schiavitù", sembra fosse sistematicamente sfruttata dalla filiera per annullare ogni potere negoziale del lavoratore.
Il ritrovamento di locali abitativi abusivi come dormitori e cucine all'interno o in prossimità immediata dei laboratori segnalava già una "diffusa illegalità". Ad aggravare la situazione, però, sono state le dichiarazioni rese agli inquirenti del datore di lavoro della Wang Junji che ha ammesso che i suoi lavoratori dovevano pagavano 250 euro al mese in contanti per vitto e alloggio sopra o nelle immediate vicinanze degli opifici. Questo sistema di "affitto in fabbrica" garantiva al titolare un duplice, illecito vantaggio: un flusso di cassa in nero e, soprattutto, la "presenza costante" e il "costante impiego nelle lavorazioni" della manodopera, come confermato dalle analisi sui consumi elettrici notturni. Il lavoratore era così reso totalmente dipendente dal proprio datore di lavoro agevolando l'operare di un vero e proprio "sistema tossico" di sfruttamento.
Per questo, la Procura ha inquadrato tali elementi come l'emblema di un vero e proprio fallimento strutturale nella catena di fornitura di Tod's, la cui omissione di controlli avrebbe agevolato colposamente "pratiche di lavoro ottocentesche" proprie di un passato che si sperava ormai essere superato.