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Migranti, il Governo: “Perse le tracce di 50mila”

Circa 50mila migranti sbarcati in Italia avrebbero proseguito il loro viaggi verso altri stati dell’UE, spesso per ricongiungersi con amici e familiari.
A cura di Davide Falcioni
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Scomparsi 50mila immigrati. Secondo i dati del Viminale, pubblicati dal Corriere, il numero degli sbarchi degli ultimi due anni non coincide con quello sulle presenze effettive sul territorio italiano e il saldo sarebbe di 50mila unità: molto probabilmente si tratta di persone che non sono state identificate oppure sono riuscite ad evitare i controlli, proseguendo il loro viaggio verso altre mete europee spesso dopo essere state giudicate negativamente per il diritto di asilo. Nel 2014 sono arrivate 170 mila persone mentre le richieste di asilo sono state 64.886. Numeri in crescita per il 2015, visto che a giugno c'è stata un'ulteriore impennata: alle 8 di venerdì 12 giugno risultano 56.813 arrivi. Se si considera che nei centri governativi e nelle strutture di accoglienza ci sono 80.150 persone, e sommando anche la parte di chi si è visto respingere la domanda, il calcolo "per difetto" è di circa 50 mila persone che hanno proseguito la loro migrazione senza lasciare traccia, anche se non si esclude che possano essere molte di più.

In questo quadro appare evidente come l'Italia non sia altro che una meta transitoria, un luogo di passaggio "obbligatorio" in cui, tuttavia, la maggioranza dei migranti non desidera rimanere. Anche per questo la Francia ha deciso di ripristinare i controlli alle frontiere, in particolare a coloro che – via treno – passano da Ventimiglia per raggiungere il territorio francese, spesso per ricongiungersi con i parenti che si trovano già in quel paese o in altri stati europei. Decine di immigrati hanno quindi organizzato un sit in di protesta contro quella che appare a tutti gli effetti come una sospensione del diritto di libera circolazione dei cittadini in Unione Europea: molti hanno dormito in stazione e rifiutano acqua e cibo offerti dalla Croce Rosse e dalle associazioni di volontariato.

In questo quadro si attende con ansia il vertice del prossimo 25 giugno e si spera che la diplomazia italiana sia in grado di far "digerire" agli altri stati il sistema della ripartizione per "quote obbligatorie". Le prospettive, tuttavia, non sono rosee, vista la ferma opposizione di molti paesi, guidati dalla Polonia, che propongono invece una ripartizione su base "volontaria" sostenendo di non poter garantire l'ospitalità a qualche migliaio di profughi. Il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker afferma: "Se la solidarietà europea ha una chance di manifestarsi con fermezza e generosità è sull'immigrazione. I governi devono ripartirsi in modo equo e solidale chi chiede protezione internazionale. Persone che non possono essere lasciate alle sole cure di Italia, Grecia, Spagna e Malta. E' un problema di ciascun europeo".

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