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Libia: il Cnt chiede aiuti economici e l’Onu sblocca 1,5 miliardi di dollari

Mentre ancora si combatte a Sirte, il comitato esecutivo del Cnt si trasferisce a Tripoli e chiede a gran voce lo scongelamento dei beni libici per riattivare i servizi minimi ai cittadini. Dall’Italia sblocco di 350 milioni di euro e fornitura di carburante, in cambio dello sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio libici.
A cura di Antonio Palma
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 Mahmud Jibril primo ministro del consiglio nazionale  transitorio libico

Mentre ancora si combatte in alcune zone della Libia, Tripoli sembra ormai nel pieno controllo dei ribelli, a riprova di ciò lo stesso Consiglio Nazionale di Transizione ha deciso, con un annuncio a sorpresa, il trasferimento del loro comitato esecutivo, che ha funzioni di governo, da Bengasi a Tripoli. Il Cnt sembra non avere più considerazione per i proclami di Muammar Gheddafi, che ieri è tornato a farsi sentire, e dopo una prima riunione nella capitale conta di trasferire tutto il governo nei prossimi giorni.

Il Comitato ora ha bisogno di soldi, molti soldi per ritornare a far funzionare i servizi minimi ai cittadini, sospesi a causa del conflitto. Gestire un paese in guerra non deve essere per niente facile, per questo il premier Mahmud Jibril, nel suo giro di incontri che sta avendo con i Governi amici, sta chiedendo a gran voce aiuto sia di tipo pratico che economico. Quello che preme di più al nuovo governo libico è lo sblocco di tutti fondi congelati dagli altri Paesi dopo le sanzioni dell’Onu.

L’accordo in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu è arrivato ieri sera con lo sblocco di 1,5 miliardi di dollari per la ricostruzione del Paese. La decisione è stata molto difficile, soprattutto per l’opposizione del Sudafrica che voleva prima un riconoscimento ufficiale da parte dell’unione Africana. Sia gli stati Uniti che la Francia comunque si stanno muovendo diplomaticamente per accelerare lo sblocco dei fondi e stanno facendo pressione anche su altri Stati. Come hanno spiegato da Washington, una prima parte dei soldi pari a 500 milioni sarà subito disponibile e verrà usata per le emergenze umanitarie urgenti, il rimanente invece sarà speso per le forniture energetiche di ospedali ed infrastrutture ma anche per l’istruzione e le scorte alimentari.

Le Risorse di gas e petrolio libiche

Per quanto riguarda l’Italia, come ha annunciato Berlusconi ieri in conferenza stampa al Premier Jibril, ci sarà subito dal nostro Paese uno sblocco di 350 milioni di euro e la fornitura di carburanti da parte dell’Eni in cambio dello sfruttamento dei giacimenti. Il capitolo risorse energetiche sembra cruciale, infatti, come è stato più volte ribadito dal Cnt, il nuovo governo libico premierà soprattutto quelle nazioni che di più sono state al loro fianco durante la lotta, e si capisce il riferimento allo sfruttamento degli immensi giacimenti di petrolio e gas della Libia.

Fina dall’inizio i Paesi che più si sono esposti nel conflitto sono stati la Francia e la Gran Bretagna che oltre ai bombardamenti hanno preso parte anche con truppe speciali alle operazioni di terra, aiutando molto il poco coordinato esercito dei ribelli. Ma anche l’Italia ha mostrato subito di aver abbracciato la causa degli insorti e non teme di essere spodestata dal ruolo di partner commerciale privilegiato negli scambi con la Libia.

Come ha ricordato il nostro Ministro degli esteri Frattini, che guiderà il comitato di raccordo tra i due governi, “non c'è una corsa a chi arriva primo in Libia, non dobbiamo dimenticare che il protagonista deve essere il popolo libico”, ma ricordando al contempo che “gli impianti italiani di gas e di greggio della Libia non sono stati danneggiati dal conflitto e potranno tornare a funzionare non appena saranno garantite le condizioni di sicurezza”.

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