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La Corte dei Conti: “In Italia si pagano troppe tasse. L’economia è a rischio”

L’Italia rischia di finire in un circolo vizioso, in cui il troppo rigore impedisce di raggiungere gli obiettivi già prefissati, impedendo la crescita. E’ l’allarme lanciato dall’alta magistratura contabile nel rapporto 2012 sulla finanza pubblica.
A cura di Biagio Chiariello
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La Corte dei Conti In Italia si pagano troppe tasse

Schiacciati dalle troppe tasse, da una parte, e dalla troppa evasione fiscale, dall'altra. E' questo, in sintesi, il quadro disegnato dalla Corte dei Conti nel rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica, in cui si precisa che la causa princiaple di questa situazione sono gli «impulsi recessivi» provocati dalla decisione del Governo tecnico di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 attraverso una serie di manovre che, per larga parte, fanno forza sulle entrate. L'Italia si trova così in una sorta di «circolo vizioso»: troppo rigore e pochi investimenti portano a meno consumi e ad un ulteriore blocco dell’economia. Per la magistratura contabile, infatti, «il 2011 ci ha consegnato la realtà di un sistema impositivo ancora distante dal modello europeo: segnato dalla coesistenza di un'elevata pressione fiscale e di un elevatissimo tasso di evasione». In particolare, l'innalzamento «a tempo delle aliquote Iva – si legge nel rapporto – è potenzialmente gravido di controindicazioni sul piano economico e sociale».

Ci sarebbe il «pericolo di un avvitamento che deve essere attentamente monitorato». L’ulteriore aumento delle tasse, infatti, provoca «un ulteriore rallentamento dell’economia». Al punto che, il presupposto per cui sono stati approvati gli aumenti, e cioè il raggiungimento degli obiettivi di pareggio di bilancio, si allontana sempre di più. Ecco perché la Corte dei Conti dovrebbe porre la questione in Parlamento oggi pomeriggio, suggerendo una concreta inversione di tendenza, per «incidere sui fattori che bloccano la crescita, per recuperare, attraverso maggiori incrementi del Pil, il gettito mancante». Per la precisione, nel rapporto vengono citate le stime dell'Agenzia delle Entrate, sottolineando che l'evasione dell'Iva (29,3%) e dell'Irap (19,4%)nel periodo 2007-09 ha portato a «un vuoto di gettito di oltre 46 miliardi l'anno».

Questo è infatti l'altra parte del problema.«Anche se in diminuzione, l'evasione fiscale resta una piaga pesante per il sistema tributario e per l'economia del nostro Paese» ha detto il  presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino. A livello territoriale, sud e isole «si presentano come le aree a più alto tasso di evasione (40,1% per l'Iva e 29,4% per l'Irap) a fronte di una ‘devianza' pressoché dimezzata nel nord del paese». Attualmente l’Italia è al terzo posto della speciale classifica Ocse degli evasori di Iva, alle spalle di Turchia e Messico. Quei 46 miliardi evasi sarebbero utilissimi per riportare la tassazione su lavoro e impresa a livelli europei. Il problema è che c'è uno scompenso tra le tasse sul lavoro e quello sui consumi. Le prime vengono tutte pagate, le secondo sono meno impattanti sulle possibilità di crescita, ma nessuno le paga. E per questo motivo l'Italia resta paralizzata «Serve dunque disinnescare il circolo vizioso nel quale si rischia di essere intrappolati».

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