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Erano nascosti nel congelatore e in dozzine di scatole ammassate in ogni angolo della casa. La maggior parte erano morti, e quelli trovati vivi erano ormai allo stremo: è questa la situazione che si sono trovati davanti gli agenti di Long Island, nello Stato di New York .
Sabato 3 maggio sono stati trovati circa 100 gatti, sia morti che vivi all'interno dell'abitazione di un uomo. Una situazione che ha messo alla prova anche gli operatori più esperti, e ha scritto un nuovo tragico capitolo dell'animal hoarding.
L'uomo che viveva con 100 gatti in casa
I primi a intervenire nella casa di Westminster Drive sabato verso le ore 15 sono stati i Vigili del Fuoco, giunti a seguito della segnalazioni di alcuni vicini che lamentavano un forte odore di ammoniaca. Spesso questo è proprio uno dei segnali più chiari che qualcosa non va nella gestione dei felini: all'interno della loro urina è presente un composto chimico analogo all'ammoniaca, e l'accumulo dovuto a condizioni igieniche precarie può amplificarne l'odore.
Oltre alla puzza, i vicini hanno anche visto un gran numero di mici agitarsi davanti alle finestre dell'abitazione, come riporta il New York Post. Vigili del Fuoco, agenti e volontari si sono quindi attivati per entrare nella villetta dove ad attenderli c'era uno spettacolo difficile da raccontare: "C'erano un centinaio di scatole di cibo per gatti in tutta la casa. Erano sparse in ogni stanza, e dentro c'erano piccoli corpi, cadaveri", ha detto al magazine statunitense Tammy Gatto, volontaria del Long Island Cat and Kitten Solutions. Un altro addetto al soccorso animali invece ha vomitato dopo essere entrato ed è finito al pronto soccorso.
Secondo quanto ricostruito, i proprietari di casa hanno sempre avuto l'abitudine di lasciare cibo per gli animali randagi del quartiere, ma a un certo punto hanno iniziato a recuperarli e a portarli in casa. L'abitudine è poi peggiorata quando la moglie è morta qualche settimana fa, lasciando solo il marito 75enne a prendersi cura di tutti i felini.
Questo non è un dettaglio irrilevante, ma un indizio di ciò che può essere successo all'interno della famiglia e della mente dell'uomo quando si è trovato solo, diventando un accumulatore seriale di animale.
Cos'è l'animal hoarding: l'accumulo seriale di animali
L'animal hoarding, il disturbo da accumulo di animali, conosciuto anche come "sindrome di Noè", e si manifesta attraverso la raccolta compulsiva di un grande numero di animali e nell’incapacità nel fornire loro standard minimi di nutrizione, igiene e cure veterinarie. Anche se non è la regola, questa incapacità spesso si accompagna anche al malfunzionamento della persona, sia a livello sociale che lavorativo. Si tratta di una patologia presente nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, e può essere peggiorata da uno scarso inserimento nel contesto sociale.
Gli accumulatori di animali, come ha spiegato la psicologa esperta del fenomeno, Ilaria Falchi, gli accumulatori dopo aver raccolto gli animali non riescono a lasciarli andare neanche dopo morti: "Alla base del disturbo c'è proprio la difficoltà per gli accumulatori di separarsi dagli animali, e si ipotizza che ciò derivi da un trauma dall'attaccamento, perché spesso sono vittime di forti traumi durante l'infanzia come lutti improvvisi, violenze, abusi, incuria".
Non esiste un identikit dell'accumulatore, tuttavia Falchi sottolinea che esistono tipologie rispetto alle motivazioni che portano al disturbo: "Frequentemente si tratta di caregiver sopraffatti, persone che iniziano con un piccolo numero di animali e che non riescono a provvedere alle loro esigenze a causa di eventi stressanti. Poi iniziano le cucciolate e il numero degli animali cresce". Il maltrattamento quindi non è il fine dell'accumulatore, ma la conseguenza diretta del disturbo.