UN PROGETTO DI
4 Maggio 2025
9:00

Quando un elefante muore non è solo un individuo ad andarsene, ma un’intera biblioteca vivente di conoscenze

La perdita degli elefanti più anziani compromette la trasmissione culturale di saperi e conoscenze tra generazioni, indebolendo la coesione sociale e la sopravvivenza dei gruppi. Conservare le loro culture, i loro legami e le loro conoscenze è quindi essenziale.

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Un nuovo studio mette in luce quanto le società degli elefanti siano costruite soprattutto intorno al sapere degli individui più anziani

Quando muore un animale, spesso tendiamo a sottovalutare tutto quel bagaglio di esperienze e conoscenze che si rischiano di perdere per sempre insieme a lui. E tutto questo è particolarmente vero soprattutto per le specie altamente sociali, come gli elefanti. Perché quando un elefante muore, spesso non è solo un individuo ad andarsene, ma un'intera biblioteca vivente di esperienze e conoscenze indispensabili per la sopravvivenza dell'intero gruppo.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B, ci invita infatti a guardare oltre i numeri e le fredde statistiche, mettendo in luce quanto le società degli elefanti siano costruite soprattutto intorno al sapere degli individui più anziani – in particolare quello delle matriarche – e quanto la loro perdita rappresenti un vero e proprio terremoto culturale per l'intero gruppo familiare. Un aspetto ancora troppo sottovalutato anche quando si parla di conservazione.

Il sapere di una vita trasmesso culturalmente

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Le matriarche sono infatti figure centrali nella vita sociale degli elefanti e guidano il gruppo nelle decisioni più importanti

Gli elefanti non apprendono tutto alla nascita. Come noi, imparano osservando, ascoltando, seguendo. Le matriarche – ruolo spesso ricoperto dalle femmine più anziane e sagge del branco – sono infatti figure centrali nella vita sociale del gruppo. Guidano gli spostamenti, riconoscono i pericoli, sanno dove trovare acqua nei periodi di siccità e come comportarsi di fronte a predatori e minacce. Quando una di loro muore improvvisamente – soprattutto se per cause legate alle attività umane – si crea un vuoto che nessun individuo più giovane può colmare.

E secondo i ricercatori autori di questa review, la perdita improvvisa degli individui più esperti, sia per bracconaggio che per traslocazione forzata di animali, indebolisce profondamente la coesione e la struttura sociale dei gruppi, interrompendo bruscamente la trasmissione culturale delle conoscenze verso i più giovani. E quando tutto questo accade, la sopravvivenza dei cuccioli si abbassa, le decisioni collettive diventano meno efficaci e la capacità del gruppo di reagire in modo adeguato ai pericoli e agli imprevisti si riduce drasticamente.

Un'elefante senza memoria non è un elefante

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Quando muore improvvisamente un elefante anziano si perdono intere mappe mentali, strategie di sopravvivenza, segreti e comportamenti unici e indispensabili per l’intero gruppo familiare

Il modo di dire secondo cui "gli elefanti non dimenticano mai" trova quindi un significato ancora più importante e profondo alla luce di questo studio. Perché la proverbiale memoria da elefante, per questi animali, non è solo individuale, ma collettiva e viene conservata, tramandata, condivisa. Quando perciò viene improvvisamente a mancare una leader anziana ed esperta, non viene perso solo un singolo animale, ma intere mappe mentali, strategie di sopravvivenza, segreti e comportamenti unici e indispensabili per l'intero gruppo familiare.

"È come se perdessimo una biblioteca", ha detto in comunicato Lucy Bates dell'Università di Portsmouth, autrice principale dello studio. "Conservare questi legami sociali è importante quanto proteggere gli habitat fisici". Gli autori, hanno analizzato in totale 95 studi scientifici che documentano gli effetti negativi della perdita sociale e culturale negli elefanti, sia per le due specie africane (l'elefante di savana e quello di foresta), che per gli elefanti asiatici. Il messaggio che emerge è chiaro: la conservazione non può più limitarsi a contare quanti elefanti ci sono.

Serve un cambio di paradigma per salvare gli elefanti

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Per assicurare un futuro per gli elefanti necessario proteggere anche la struttura delle loro società, i legami, i rapporti intergenerazionali

Per assicurare un futuro alle tre specie di elefanti rimaste sul nostro pianeta, è quindi necessario proteggere anche la struttura delle loro società, i legami, i rapporti intergenerazionali. Questo significa, per esempio, evitare di separare famiglie quando si catturano e si trasferiscono altrove gli animali, ma anche prestare maggiore attenzione alla protezione delle matriarche e dedicare maggiori risorse allo studio delle dinamiche sociali e culturali delle specie poco conosciute: gli elefanti asiatici e quelli di foresta, in Africa.

Ci piace pensare agli elefanti come animali imponenti, saggi e silenziosi, ma spesso dimentichiamo quanto ci assomiglino. Vivono in società incredibilmente complesse, imparano dagli anziani, creano legami unici e sperimentano il lutto per i familiari morti. Per questo, tutelare la loro cultura non è solo un dovere etico, ma è anche un modo per riconoscere e legittimare che l'intelligenza, le emozioni e la cultura non sono prerogative unicamente umane. Secoli di conoscenze, esperienze e storie tramandate che non possiamo permetterci di perdere.

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