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La comunicazione animale, anche quella emotiva, è fatta soprattutto di posture, movimenti e altri piccoli segnali spesso impercettibili, ma inequivocabili per chi sa parlare la loro "lingua". Prendiamo per esempio il felino più amato al mondo, il gatto. Quando il suo corpo si appiattisce, i suoi muscoli si tendono come corde e la coda inizia a muoversi a scatti, come un metronomo, quello è il chiaro preludio a un attacco, un movimento che svela il cuore da predatore che ancora pulsa sotto il pelo del nostro gatto domestico.
Agitare la coda prima di sferrare un attacco non è infatti un gesto casuale, ma parte integrante del repertorio predatorio di molti felini. Anche il più tranquillo dei gatti di casa, quello che passa ore a sonnecchiare sul divano, conserva in sé l'istinto di un vero cacciatore. E in quel piccolo movimento di coda si racchiude tutta la tensione e l'eccitazione di un animale che, in natura, sopravvive proprio grazie alla capacità di osservare, valutare e colpire al momento giusto.

Quando un gatto sta per attaccare – che si tratti di un gioco, di una preda vera o anche solo di un movimento che ha catturato la sua attenzione – il suo corpo si trasforma in una macchina perfetta. Si abbassa, si appiattisce al suolo per ridurre al minimo la visibilità, le orecchie puntano in avanti, le pupille si dilatano per catturare ogni dettaglio. Anche la coda, in questa fase, è un elemento chiave. Si muove lateralmente, con movimenti rapidi e ritmici e talvolta si gonfia leggermente alla base.
Questo comportamento non è legato alla rabbia o all'aggressività, come spesso si crede erroneamente, ma è un segnale di eccitazione. Può accadere, per esempio, quando un gatto fissa un uccellino fuori dalla finestra, un insetto che svolazza per casa oppure una pallina che rotola sul pavimento. Anche l'ora del pasto può provocare una certa eccitazione, soprattutto se il gatto associa un comportamento o un suono ricorrente, come l'apertura del frigorifero o il rumore della scatola dei croccantini, al momento della pappa.
In questi momenti, agitare la coda è l'equivalente felino dello "scalpitare" umano. È un misto di impazienza, tensione e desiderio di agire. A volte può anche essere accompagnato da un piccolo tremolio del posteriore, preludio alla fase finale del balzo. Chiaramente, come già anticipato l'eccitazione può essere legata a tanti momenti diversi e non necessariamente a un attacco vero e proprio verso una preda viva e vegeta.

Se perciò il nostro gatto lo fa in casa, non è necessario intervenire o fare qualcosa, ma è importante osservare contesto. Se il micio sta guardando fuori dalla finestra e agita la coda, probabilmente ha visto qualcosa che lo stimola, come un uccellino, un gatto randagio, un'ombra in movimento. In questo caso, possiamo provare a "direzionare" la sua eccitazione verso un giocattolo per aiutarlo a scaricare la tensione e ad evitare la frustrazione.
Se, invece, il bersaglio diventa sistematicamente il nostro piede mentre camminiamo in casa, non dobbiamo mai punirlo, mai offrirgli un'alternativa. Un gioco o un giocattolo che possa attirare la sua attenzione e soddisfare il suo naturale bisogno di caccia simulata. Anche arricchire casa con mensole, giochi, tunnel e punti d'osservazione in alto può aiutare a ridurre la frustrazione e limitare attacchi improvvisi e indesiderati. Un gatto mentalmente stimolato è un gatto più sereno e i comportamenti predatori trovano così uno sfogo più sicuro.