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Un cucchiaio infilato tra i rami, una grossa penna di uccello che spunta dalla cesta o – nei casi più estremi – anche gli spuntoni anti-piccione rubati da tetti e cornicioni. Che senso ha tutto questo per un uccello? In natura, di solito, niente è davvero casuale, e infatti dietro queste decorazioni così insolite e vistose che gli uccelli mettono nei propri nidi potrebbe nascondersi un'ingegnosa strategia per tenere i predatori lontani dalle uova e dai piccoli.
Plastica colorata, fili elettrici e carta stagnola nei nidi: perché lo fanno?

Negli ultimi anni, molti ornitologi hanno iniziato a notare negli uccelli alcuni strani comportamenti. I passeriformi, in particolare, sembrano avere una certa predilezione per oggetti artificiali e molto vistosi da inserire nei loro nidi. Pezzi di plastica colorata, fili elettrici, ritagli di carta stagnola. Questi oggetti non hanno alcuna apparente utilità nella costruzione del nido: non servono a rinforzarlo né a tenerlo ancorato all'albero, anzi. Al contrario, potrebbero perfino renderlo più visibile ai predatori. E allora perché lo fanno?
Secondo Magne Husby della Nord University e Tore Slagsvold dell'Università di Oslo, il motivo sarebbe in realtà l'esatto l’opposto. Queste strane decorazioni non attirano i predatori, ma li tengono lontani. In particolare, sembrerebbero dissuadere alcuni degli uccelli più astuti, adattabili e temibili di tutti: gazze, corvi e cornacchie. Questi sono i risultati del loro studio pubblicati recentemente sulla rivista Royal Society Open Science.
L'ipotesi della neofobia: alcuni predatori hanno paura delle cose nuove

I corvidi sono tra gli uccelli più intelligenti e adattabili del pianeta. Sono anche animali opportunisti, che molto spesso attaccano e saccheggiano uova e nidi di altri uccelli. C'è però una cosa che proprio non sopportano: le novità. Gli oggetti insoliti, quelli mai visti prima, suscitano in loro sospetto e diffidenza. Proprio come accade a volte anche a noi umani, ciò che non conosciamo ci frena, ci mette in guardia. E questa esitazione potrebbe fare la differenza tra un nido predato e uno lasciato in pace.
Per mettere alla prova la loro ipotesi – chiamato proprio "ipotesi della neofobia" – Husby e Slagsvold hanno condotto un esperimento con tre tipi diversi di nidi artificiali: il primo conteneva solo uova di quaglia, il secondo uova più un cucchiaio di metallo lucido, il terzo uova e grandi penne di uccelli. Hanno poi monitorato il comportamento delle gazze (Pica pica) in un bosco e dei corvi imperiali (Corvus corax) in una discarica, ambienti scelti per testare anche i diversi livelli di familiarità con gli oggetti umani.
Uccelli, rifiuti e altri materiali prodotti da noi, un legame sempre più stretto

I risultati parlano chiaro: le gazze impiegavano in media 96 ore per depredare i nidi "normali", ma ben 149 ore per quelli con il cucchiaio e 152 per quelli con le penne di uccello. Anche i corvi rallentavano: 28 ore per i nidi semplici, 34 per quelli decorati con metallo, 43 per quelli con penne. Non si tratta di un deterrente infallibile, è evidente, ma quel tempo guadagnato può fare la differenza per i piccoli nel nidi. Permette ai genitori di difendere meglio il proprio nido o di confondere il predatore abbastanza da scoraggiarlo.
Questo studio, inoltre, si inserisce in un filone sempre più ampio di ricerche che mostrano quanto alcune specie di uccelli sappiano adattarsi alle strutture e ai materiali prodotti da noi umani. Le stesse gazze e le cornacchie, per esempio, stanno imparando a usare gli spuntoni anti-piccione per decorare (o forse proteggere?) i loro nidi. Quelli di alcune specie acquatiche che vivono ad Amsterdam, invece, stanno accumulando plastica e rifiuti a strati ormai da decenni. Ma la vera domanda è un'altra: riusciranno questi stratagemmi a favorire la convivenza?