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Padre e figlio salvano una tartaruga marina in Sardegna, ma ecco perché vanno sempre avvisati autorità ed esperti

In Sardegna, un padre e un figlio liberano una tartaruga Caretta caretta intrappolata nella plastica. Un gesto encomiabile, ma che va inserito in un contesto più ampio e consapevole.

19 Dicembre 2025
16:48
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Una tartaruga marina trascinata a riva dal mare e legata a due bidoni di plastica da una corda che le impediscono di nuotare. Le immagini girate a Capo Pecora, nel territorio di Arbus in Sardegna, mostrano una scena che purtroppo non è affatto rara, anche se ogni volta continua a stupirci. La protagonista è una Caretta caretta, la tartaruga marina più comune nel Mediterraneo, rimasta intrappolata in un groviglio di rifiuti fatti di plastica e cordame.

A intervenire sono stati un artigiano e suo figlio, che come si vede nel video hanno liberato l'animale e lo hanno aiutato a tornare in mare. Il filmato è stato condiviso sui social dall'account Instagram @leolegno.creazioni, insieme a un messaggio chiaro e ammirevole: "Il nostro intento è sensibilizzare gli adulti e i più piccoli a una maggiore attenzione verso l'ambiente e al rispetto degli animali. Con la speranza che ciò che vedrete non possa mai più accadere".

Un gesto spontaneo, istintivo, profondamente umano. E proprio per questo merita di essere raccontato ed elogiato, ma anche inserito in un contesto più ampio e consapevole, come sempre andrebbe fatto quanto si tratta di fauna selvatica in difficoltà.

Il ritrovamento della Caretta caretta impigliata a Capo Pecora, in Sardegna

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Tartarughe e altri animali marini finiscono spesso intrappolati tra reti da pesca, corde e altri rifiuti

La tartaruga, ribattezzata "Ninetta" nel post, era legata a una corda fissata a due bidoni di plastica. Oggetti comuni, apparentemente innocui, ma che in mare diventano spesso trappole mortali per tartarughe, pesci, cetacei e tanti altri animali. Il peso e la resistenza dei bidoni impediscono agli animali di muoversi liberamente e di immergersi correttamente, costringendolo a una nuotata faticosa e innaturale fino che spesso porta ad esaurire le energie o a perdere, per lo sfregamento o il deterioramento dei tessuti, arti, pinne e code.

La Caretta caretta è un rettile marino e respira aria, ma deve poter scendere in profondità per alimentarsi e per sfuggire ai pericoli. Qualsiasi impedimento al nuoto può provocare stress estremo, ferite, infezioni e, nei casi peggiori, la morte per sfinimento o annegamento. I social sono purtroppo pieni di tartarughe, pesci, cetacei e mammiferi marini come foche e leoni marini che in tutto il mondo finiscono intrappolati in questi e altri rifiuti e non sempre c'è qualcuno pronto a liberarli e salvarli, come accaduto in questo caso.

Un salvataggio disperato fatto con le migliori intenzioni

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L’uomo ha tagliato la corda legata intorno alla pinna della tartaruga e l’ha riportata in mare

Nel post che accompagna il video, l'autore del salvataggio ha spiegato di non aver potuto contattare le autorità o i soccorsi e di aver valutato, sul momento, che la tartaruga non presentasse condizioni troppo gravi. Dopo essere stata liberata – ha spiegato – Ninetta ha ripreso a nuotare e si è allontanata tranquillamente dalla spiaggia. È importante dirlo chiaramente: il gesto è stato nobile, mosso da empatia e rispetto, e ha probabilmente salvato la tartaruga da una morte certa.

In situazioni di emergenza evidente, liberare un animale da un pericolo immediato può fare la differenza, ma è proprio qui che si apre una doverosa e necessaria necessaria. Quando si incontra una tartaruga marina in difficoltà (ma in generale qualsiasi selvatico), la regola di base è una sola: avvisare sempre le autorità competenti, come la Capitaneria di Porto, o i centri di recupero specializzati nel soccorso delle tartarughe marine, presenti in tutte le regioni bagnate dal mare.

Anche se una tartaruga appare "in forma" e riesce a nuotare via, potrebbe comunque essere fortemente debilitata dallo sforzo, sottopeso, ferita internamente o esternamente dalla corda, aver ingerito ami o plastica e tante altre possibilità. Questi problemi non sono sempre visibili a occhio nudo e solo una visita in un centro specializzato può stabilire se l'animale è davvero in grado di sopravvivere una volta tornato in mare. I centri di recupero non servono a "tenere" gli animali, ma a curarli e reinserirli in natura nel modo più sicuro possibile.

Il vero messaggio da portare a casa

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Quando troviamo un tartaruga in difficoltà bisogna sempre allertare autorità e centri di recupero, solo gli esperti possono stabilire se l’animale è davvero in grado di sopravvivere una volta tornato in mare

La storia di Ninetta racconta quindi due cose, entrambe vere. La prima è che esistono ancora persone capaci di fermarsi, osservare e agire per aiutare un altro essere vivente in difficoltà. La seconda è che l'emergenza delle tartarughe marine non nasce sulla spiaggia, ma molto prima, nei nostri rifiuti, nella plastica dispersa in mare, nelle corde abbandonate, negli oggetti che diventano trappole invisibili. Sensibilizzare, come scrive l'autore del video, è quindi fondamentale.

Ma la sensibilizzazione passa anche dalla consapevolezza e dalla corretta informazione: aiutare sì, sempre quando si può fare in sicurezza per noi e per gli animali, ma coinvolgendo chi ha gli strumenti, le competenze e l'esperienza per farlo nel modo migliore possibile. È questo il vero messaggio che bisogna diffondere insieme alla bella storia di empatia e coraggio che hanno avuto questo papà e suo figlio, che hanno regalato a una Caretta caretta intrappolata nei nostri rifiuti una seconda possibilità.

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