
Una mamma che porta il suo cucciolo sul muso, con ancora il cordone ombelicale attaccato al corpo, è stata vista nuotare nelle acque dello Stretto di Rosario, in Argentina. Il neonato era morto ma la mamma si rifiuta di lasciarlo andare: è il suo modo di vivere il lutto.
Non è la prima volta che succede, già nel 2018 l'orca J35, nota come Tahlequah, aveva trasportato il suo piccolo sul muso per ben 17 giorni prima di lasciarlo andare.
Perché mamma orca trasporta sul muso il suo cucciolo morto
Nella tarda mattinata del 12 settembre, i ricercatori del Center for Whale Research, ong impegnata nel monitoraggio delle orche residenti meridionali, hanno avvistato un'orca che spingeva sul muso un cucciolo morto nello stretto di Rosario. Un comportamento che, visti i precedenti, non lasciava presagire niente di buono.
I ricercatori dell'organizzazione sono arrivati nella zona nel primo pomeriggio dello stesso giorno e purtroppo hanno confermato che l'orca conosciuta come J36 stava spingendo una neonata femmina morta, con ancora il cordone ombelicale attaccato.
"In base alle dimensioni del cucciolo – spiegano i ricercatori – stimiamo che fosse a termine o quasi a termine. Non è chiaro se si trattasse di un parto prematuro o se il cucciolo fosse morto poco dopo la nascita. In base all'ultima volta che abbiamo osservato J36, questo cucciolo sarebbe nato negli ultimi 3 giorni". Sul posto sono poi arrivati i ricercatori dell'SR3, della SeaDoc Society e del Whale Museum per condurre ulteriori rilievi e monitorare lo stato di salute dell'orca.
Anche il lutto fa parte della cultura delle orche
Si tratta della seconda orca ad attuare questo tipo di comportamento dopo Tahlequah. Entrambe le madri fanno parte dello stesso gruppo familiare chiamato J pod e alla popolazione delle orche residenti meridionali, una popolazione del Pacifico nord-occidentale considerata in pericolo critico di estinzione. Ad oggi ne restano circa 70 individui e per questo ogni nuova nascita rappresenta una speranza importante per la sopravvivenza per l'intero ecotipo.
Questa circostanza potrebbe però anche aiutare i ricercatori a fare nuova luce sulla cultura, e sui rituali delle popolazioni di orche. Le orche sono organizzate in complessi gruppi sociali di tipo matriarcale chiamati pod, e ognuno di questi con il tempo elabora una serie di tradizioni diverse da quelle dei pod circostanti. Queste differenze sono così radicate all'interno delle singole comunità che secondo gli scienziati non è scorretto dire che sviluppino una cultura propria, fatta di mode e rituali.
Le orche trasmettono ai più giovani insegnamenti sulla caccia attraverso delle vere e proprie classi, inoltre comunicano con dialetti sensibilmente diversi tra un pod e l'altro, e sviluppano mode che ciclicamente ritornano come quella del salmone usato come "cappello".
Tra gli usi che si sviluppano all'interno dei gruppi ce ne sono anche altri, più intimi che riguardano i rituali di affiliazioni. Alcune orche si baciano con la lingua, mentre altre si puliscono reciprocamente con le alghe in una sorta di skincare tra amiche. Tra questi rituali ce ne potrebbe essere anche uno funzionale all'espressione del lutto.