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Il Tribunale amministrativo sloveno dice no all'uccisione di 206 orsi bruni. L'organizzazione ambientalista Alpe Adria Green i è rivolta ai giudici per fermare la proroga degli abbattimenti, e ha ottenuto un primo successo: il tribunale ha sospeso la caccia in attesa di dirimere definitivamente la questione.
Sul tema orsi Italia e Slovenia sono indissolubilmente legate: è proprio da qui che nei primi anni Duemila sono arrivati gli individui che hanno ripopolato le nostre Alpi attraverso il progetto Life Ursus. Tra loro c'erano anche i genitori di JJ4, l'orsa che nel 2023 uccise il 26enne trentino Andrea Papi.
Cosa significa lo stop alla proroga della caccia agli orsi
Alla fine di maggio, il Ministero delle Risorse Naturali della Slovenia ha prorogato fino alla fine del 2026 l'autorizzazione per la rimozione di 206 orsi tramite caccia. Una decisione che era arrivata in origine nel 2023, quando fu decretato l'abbattimento di 230 plantigradi.
L'organizzazione ambientalista Alpe Adria Green però ha chiesto l'immediata sospensione della proroga e presentato ricorso. Martedì scorso, quindi, il Tribunale Amministrativo della Repubblica di Slovenia ha sospeso l'ordinanza sulla caccia in attesa di una decisione definitiva sulla controversia allo scopo di evitare danni irreversibili al patrimonio naturale.
La pronuncia della giustizia amministrativa però non è stata accolta con favore dal Ministero delle Risorse Naturali, dal quale è stato precisato che è ancora possibile sparare agli orsi grazie a un permesso speciale e "a condizione che ciò sia necessario per proteggere la salute e la sicurezza delle persone e per evitare danni gravi".
Quanti orsi ci sono in Slovenia
Al momento, il Ministero sloveno stima la presenza di circa mille orsi sul proprio territorio, un numero ritenuto troppo alto e di conseguenza è stata emanata l'ordinanza per portarli a circa 800 attraverso la caccia. Secondo l'associazione Alpe Adria Green, tuttavia, le stime sarebbero inattendibili a causa delle modalità con cui delle modalità con cui sono state raccolte.
Le linee guida internazionali per il monitoraggio genetico degli orsi stabiliscono che questo debba avvenire ogni 2-3 anni, ma il Servizio forestale lo realizzerebbe ogni 8 anni. Molti enti internazionali, primo fra tutti l'Unione internazionale per la conservazione della natura, nelle sue linee guida per la gestione dei grandi carnivori sottolinea che il monitoraggio dovrebbe essere abbastanza frequente, preferibilmente ogni 2-3 anni, per rilevare in tempo cambiamenti demografici significativi e adeguare le misure di conseguenza.
Anche i progetti dell'Unione Europea, come il LIFE DINALP BEAR, raccomandano un monitoraggio genetico regolare con questo intervallo di tempo, in quanto è l'unico modo affidabile per monitorare gli effetti degli abbattimenti, della riproduzione, della mortalità e della dispersione spaziale degli orsi. Inoltre, la Direttiva europea Habitat obbliga gli Stati membri a monitorare costantemente lo stato delle specie protette e a raccogliere dati a intervalli che consentano di intervenire tempestivamente in caso di deterioramento della situazione.
Perché la gestione degli orsi sloveni interessa anche l'Italia
Nel 1999 sulle Alpi trentine era rimasto uno sparuto gruppo di tre orsi maschi, inevitabilmente destinati a estinguersi. Benché l'orso bruno europeo non fosse una specie a rischio di estinzione, le istituzioni locali unirono le forze per salvare questa popolazione, e così il Parco Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea avviarono il progetto Life Ursus, finalizzato alla ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di 10 individui provenienti dalla Slovenia.
Il progetto, biologicamente parlando, ha avuto successo, e oggi la Provincia Autonoma di Trento conta circa 98 esemplari. Dal punto di vista della coesistenza, invece, le cose sono più complicate. Nel 2004 la gestione del progetto è passata in capo alla Provincia, segnandone la fine, e l'inizio di un nuovo corso segnato dal conflitto tra la comunità trentina e gli animali. Un conflitto che nel 2023 è culminato con la morte del 26enne Andrea Papi, la prima vittima di orso nella storia dell'Italia unita.