Zuckerberg e Musk trasformati in cani robot con teste giganti: il video girato sul ring

Ogni dicembre, alla Miami Beach Convention Center, si tiene la Art Basel. È una delle fiere d’arte più influenti al mondo, e l'edizione del 2025 è stata inaugurata da cani robot con teste iperrealistiche di Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos. L'opera, realizzata dall’artista digitale statunitense Beeple, si chiama Regular Animals, è un progetto immersivo dedicato al rapporto sempre più ambiguo tra esseri umani, algoritmi e potere mediatico. Un bestiario ironico e inquietane che vuole spingere il pubblico a porsi una domanda: quanto le piattaforme digitali influenzano la nostra percezione del reale?
I robot non si limitano a scorrazzare per il ring, con le telecamere impiantante negli occhi fotografano i visitatori. A intervalli regolari, i cani meccanici si fermano, piegano le zampe posteriori e attivano una modalità chiamata “POOP Mode”, subito dopo un’istantanea esce dal corpo del robot. Una chiara provocazione della costante e massiccia raccolta dati da parte delle piattaforme social, raschiano, riformulano e restituiscono una realtà distorta: la nostra.
Regular Animals: tra satira e distopia digitale
Beeple, nome d’arte di Mike Winkelmann, è oggi una delle figure più influenti della creatività digitale. Tra le sue opere più celebri c’è Everydays: The First 5000 Days, venduto da Christie’s nel 2021 per 69,3 milioni di dollari. Il suo immaginario, che incrocia satira politica, distopia tecnologica e cultura pop, si è poi esteso a installazioni fisiche, robotica e NFT, rendendolo una delle voci più originali nel raccontare come algoritmi e media digitali plasmino la nostra visione del mondo. Il tema ritorna anche nell’ultima opera, Regular Animals.
Oltre ai giganti delle big tech, Beeple ha ricreato cani antropomorfi con il volto di Picasso e Andy Warhol. Ogni fotografia scattata dai robot viene trasformata in un’opera NFT, e l’estetica dell’istantanea varia in base al personaggio rappresentato dalla testa che il robot indossa. L’immaginario pop dai colori saturi richiama immediatamente Andy Warhol, mentre le scomposizioni geometriche rimandano al linguaggio cubista di Pablo Picasso. Le immagini associate a Elon Musk assumono invece un tono essenziale, quasi austero, ridotto al bianco e nero, mentre quelle dedicate a Mark Zuckerberg esplodono in colori vividi e richiamano l’estetica del metaverso.
Una metafora perturbante della realtà
L’operazione richiama la storia dell’arte del XX secolo — dai readymade ai linguaggi della cultura digitale. Il risultato è un flusso di immagini che non solo cita esplicitamente movimenti artistici del Novecento, ma che rivela anche quanto la nostra percezione sia sempre più filtrata da codici visivi e algoritmi. L’atto stesso di guardare diventa così parte di una coreografia tecnologica che rielabora, seleziona e restituisce la realtà secondo logiche che spesso sfuggono al nostro controllo.
I robot che “stampano la realtà” diventano infatti una metafora della selezione algoritmica dei contenuti: ciò che vediamo è sempre un estratto manipolato, un frammento del mondo passato attraverso un filtro tecnologico.
L’installazione evidenzia anche un altro aspetto cruciale: attività un tempo esclusivamente umane — osservare, scegliere, creare — vengono oggi delegate a sistemi automatizzati. Non a caso, alcune fotografie scattate dai robot includono un codice digitale che consente ai visitatori di riscattare gratuitamente un NFT. Regular Animals offre quindi al pubblico un’esperienza perturbante, una parabola sulla nostra dipendenza dalla tecnologia e sull’impatto dei colossi della Silicon Valley nella costruzione del nostro immaginario.