“Vuoi le foto di mia madre nuda?”: sono entrata nei gruppi dove le donne vengono scambiate come figurine

Sono seduta alla mia scrivania e sto chattando con Kevin_07. Ha 21 anni, è di Monza, scrive, mi dice anche che se voglio posso "seg*rmi" sulla foto di sua madre. “Eccola mentre si cambia”, apro l'immagine e vedo una signora sulla sessantina in intimo bianco piegata in avanti mentre cerca di sfilarsi i pantaloni color cachi. Subito dopo un altro scatto con la schiena nuda, ha il braccio ancora intento a far scivolare via il reggiseno, i pantaloni ora sono piegati sul letto e la donna è girata di profilo con le labbra appena aperte, come se stesse parlando con una persona dall'altro lato della stanza.
Entrambe le foto hanno un’angolatura strana, di tre quarti, e scompaiono in pochi secondi. Sono state inviate con la modalità autodistruzione. “Ma tua madre sa che le stai facendo le foto?” chiedo. Kevin_07 risponde: “Ma ti pare, non lo può scoprire", subito dopo incalza con un secondo messaggio: "Oh ma ti stai seg*ndo o no?”.
Kevin_07 è convinto che dall’altra parte ci sia un ragazzo come lui, uno che passa le giornate in quei canali Telegram dove gli utenti si scambiano foto esplicite di madri, figlie, sorelle, fidanzate, ex, colleghe o amiche. I gruppi sono chiusi, entrare però è semplicissimo: bastano poche parole chiave, un link, e sei dentro. Io ci sono rimasta per due settimane. Ho osservato, ho letto, ho raccolto. Dentro quelle chat si muove un mercato parallelo, un bazar digitale dove le immagini intime delle donne vengono scambiate come se fossero figurine, tra insulti, “tributi” e commenti che le riducono a oggetti sessuali.
Dentro le chat dove le donne diventano oggetti: spy, tributi e sessioni collettive
Quello di Kevin non è un episodio isolato. Andy, per esempio, mi scrive e manda due foto: sua madre e sua sorella. "Che ne pensi?", mi chiede. "Vuoi insultarle? Mandami i messaggi così mi seg*". Dentro queste chat funziona così. Alcuni utenti condividono immagini per eccitarsi. Altri trattano le donne come merce da scambiare, proprio come si fa con un mazzo di figurine. Offrono e chiedono senza sosta. Ricevo in media 70-80 messaggi al minuto. A intermittenza compaiono frasi come: “Mando foto di mia nipote nuda", "Cerco under 17, minorenne porca", "Avete ragazze grasse da mandarmi?", "Seg* su vostre madri e zie". Chi è interessato scrive in privato e così inizia lo scambio.
Ho fatto così con Kevin, Andy e anche Luke, che sul gruppo ha scritto “ho foto spy di ragazze, scrivetemi”. Lo contatto. Gli chiedo come funziona. Mi racconta che si tratta di immagini rubate, scattate di nascosto. Lui ha una collezione di ragazze spiate in spiaggia. Mi manda due video: uno zoom insistente sui glutei e una donna sdraiata a pancia in giù. Sono tue amiche?», gli domando. «Sì, ma non sanno che le sto filmando», risponde.
Il formato “spy” è tra i più richiesti nelle chat. Sono immagini e video rubati. In spiaggia, in casa, a scuola, per strada. Chiunque può essere vittima della caccia spy. Nelle chat circolano anche foto intime ottenute attraverso sexting e poi diffuse senza consenso. Fidanzate, amiche, ex, vendute in pacchetti o regalate per “s*ghe collettive”. È uno dei tanti riti che viene portato avanti nelle chat. Gli utenti si collegano in chiamata, si masturbano sugli stessi scatti, insultano in diretta le donne in foto. Spesso "tributano" le ragazze, assegnando voti a video e foto.
In molti invece condividono i numeri di telefono di amiche, madri, sorelle chiedendo agli utenti di inviare foto del loro pene. C’è anche chi si propone, per esempio Bro3, che in chat ha annunciato: “Scrivo alle tro*e che mi dite e mando ca**o in chat”.

Il catalogo delle donne: corpi da ordinare e scambiare
Lo scambio di immagini esplicite funziona come un mercato. Con tanto di catalogo. Le donne diventano “prodotti” da ordinare e classificare: per età, peso, provenienza, etnia, colore di capelli, stato civile, perfino numero di scarpe o lunghezza delle unghie. La lista delle richieste è lunghissima.
C’è però chi non si accontenta delle categorie generiche e va a caccia di volti precisi. Basta un nome, un cognome, magari una foto rubata dai social. "Qualcuno ha scatti da tro*a di Gaia B.? Le cerco da mesi", scrive un utente. Un altro rilancia: "Conoscete Giulia D.? SOLO SE LA CONOSCETE BENE, la mostro nuda". La caccia non si ferma. I bersagli diventano intere città, scuole, università. Nei gruppi spuntano richieste come: “Ragazze della Federico II nude?”, “Foto delle liceali di Napoli”, “Tr*ie di Parma?”, “Seg* su cul*ne di Bari?”.

Anonimi e vicini: chi si nasconde nelle chat su Telegram
Le chat Telegram fanno parte di un ecosistema più ampio, come dimostrano casi come Mia Moglie e Phica. Non è chiaro chi ci sia all'interno di questi gruppi. Non è un identikit semplice da tracciare. In molti casi gli utenti sono protetti da nickname che assicurano l'anonimato. Eppure, parlando con loro, emergono alcuni dettagli. Molti sono giovanissimi. Gli spacciatori di mamme e sorelle oscillano tra i 17 e i 30 anni, per esempio c'è chi ancora frequenta il liceo e chi sta finendo l'università.
Non solo. Nelle chat mi sono anche imbattuta in un uomo che ha scritto: "Mando foto di mia figlia da commentare". Nell'immagine inviata compare una ragazza minorenne sorridente seduta a un tavolo, "Che ne pensi?", chiede. A differenza di altri casi, dove mi sono state inviate fotografie di famiglia per dimostrare la relazione parentale tra l'utente e le donne scambiate, il presunto padre si è rifiutato di mostrarsi in volto. Non mancano poi presunti zii di 50 anni che provano a scambiare le foto delle nipoti, e persone che rivelano di essere animatori turistici o professori delle scuole superiori.
Chiunque può nascondersi dietro un nickname
In altre parole dentro questi gruppi c'è chiunque. Amici, fratelli, figli, zii, padri, colleghi, il vicino di ombrellone. Pronti a scambiarsi immagini intime di donne inconsapevoli, a lanciare sessioni di masturbazioni collettive, a insultarsi reciprocamente madri e mogli. Tutto diventa un gioco di dominio e umiliazione, dove le donne vengono trasformate in merci, ridotte a corpi da scambiarsi. E dopo due settimane passate a scorrere le chat e parlare con gli utenti, mi sono ritrovata più volte a fare lo stesso pensiero: quell’uomo dietro di me alla cassa del supermercato o in metropolitana, con lo sguardo fisso sul telefono… potrebbe essere uno di loro?
