Sempre più aziende chiedono di lavorare 72 ore a settimana: come funziona lo schema 9-6-6 della Silicon Valley

Ci sono uffici a San Francisco dove le giornate non finiscono mai. Nelle start-up di intelligenza artificiale più ambiziose, il nuovo mantra è “vivere 9-9-6”: dalle nove del mattino alle nove di sera, sei giorni su sette. Il fenomeno nasce in Cina ma ha trovato terreno fertile nella Silicon Valley, che da tempo coltiva una cultura del superlavoro fatta di notti in uffici arredati con comodi divani e palle da yoga ed eroi delle start up fedeli alla religione del successo ad ogni costo. Non stupisce quindi che alcune aziende abbiano cominciato a inserire nei propri annunci orari che superano le 70 ore settimanali e che durante i colloqui si chieda apertamente ai candidati se siano disposti a reggere il ritmo del 9-9-6.
Al momento è un fenomeno di nicchia, ma non dimentichiamo come proprio la Silicon ha rimodellato il mondo del lavoro negli ultimi anni. Il team bulding? I layout aperti? Il progressivo assottigliarsi del confine tra vita privata e lavoro (come ha raccontato benissimo Mike Robbins in Bring Your Whole Self to Work)? Viene tutto da lì.
I nuovi “eroi” del lavoro estremo
Negli ultimi mesi, sempre più lavoratori e fondatori di start-up americane hanno iniziato a parlare di 9-9-6 su piattaforme come X e LinkedIn, sta diventando una sorta di status symbol. Sono state create le "house", di fatto uffici ma scegliere di chiamarli casa restituisce un quadro piuttosto chiaro, per progettare nuovi agenti IA all'una di notte su lavagne digitali luminose, e si cercano giovani talenti che hanno fatto della produttività la loro stella polare.
Magnus Müller, CEO e cofondatore della start-up di intelligenza artificiale Browser Use, ha raccontato al Washington Post che dentro alla sua "hacker house" si lavora senza sosta "anche al domenica, anche di notte." Non è un caso isolato, altre start-up seguono la stessa filosofia. Sonatic, guidata dal CEO Kinjal Nandy, richiede lavoro in presenza sette giorni su sette e offre vitto, alloggio e perfino abbonamenti ad app di incontri. Secondo Nandy, le possibilità di successo aumentano quando tutti vivono la stessa missione.
Anche aziende come Optimal AI, Cognition e Mercor dichiarano apertamente di aspettarsi ritmi di lavoro intensi. “Abbiamo una cultura della performance estrema,” ha scritto Scott Wu, CEO di Cognition, “e vogliamo essere chiari fin dall’inizio: non è per tutti.”
Le origini del 9-9-6 e il mito della Silicon Valley
Il fenomeno, nato in Cina, è diventato simbolo della cultura iperproduttiva e tossica del settore tecnologico. Nel 2021, un tribunale cinese ha vietato alle aziende di imporre ufficialmente le settimane lavorative da 72 ore, ma questo non ha fermato l’ascesa del 9-9-6 in California. Secondo Margaret O’Mara, storica dell’Università di Washington e autrice di The Code: Silicon Valley and the Remaking of America, il 9-9-6 è e una versione “ad alta intensità” di una mentalità che esiste nell'universo tech da decenni. Fin dagli anni ’60, quando le aziende di semiconduttori si contendevano il primato, la cultura del lavoro nella Silicon Valley spingeva già verso orari estenuanti per reggere il ritmo della competizione.
L'impegno quasi religioso fa parte del DNA della Silicon Valley. Come ha spiegato Carolyn Chen, sociologa dell’Università di Berkeley, al New York Time, siamo di fronte a una forma di “cultura eroica maschile”, che si basa sull’idea che chi non lavora costantemente non stia contribuendo abbastanza.
La cultura del superlavoro rischia di contagiare l’Europa?
Anche in Europa si comincia a parlare di 9-9-6. Del resto, la Silicon Valley ha una lunga storia di influenze oltreoceano. A rilanciare il dibattito è stato Harry Stebbings, venture capitalist britannico molto seguito nell’ambiente tech, che in un post su LinkedIn ha acceso i riflettori sulla cultura del 9-9-6. Secondo Stebbings, le start-up europee davvero ambiziose dovranno spingersi oltre per restare competitive. “La verità è che in Cina ormai si lavora con il modello ‘007’: da mezzanotte a mezzanotte, sette giorni su sette, con turni a rotazione”, ha scritto. “Se vuoi costruire un’azienda da cento milioni di dollari, puoi lavorare cinque giorni a settimana. Ma se punti a un’impresa da dieci miliardi, devi lavorare sette giorni su sette.”
Non tutti, però, credono nel mito del sacrificio. Secondo venture capitalist come Deedy Das di Menlo Ventures, il 9-9-6 può portare a risultati controproducenti. “I fondatori più giovani tendono a credere che più ore significhino più risultati", ha spiegato al Post. "Ma chi ha esperienza sa che 40 o 50 ore di lavoro ben gestite possono essere molto più produttive di 80 ore di stress continuo.”
Non solo, una cultura aziendale sempre attiva riduce la fidelizzazione e crea una porta girevole di talenti, ha spiegato alla CNBC Sarah Wernér, co-fondatrice di Husmus. “Il superlavoro di oggi si traduce in una crisi di produttività domani. Personalmente, spero che i miei concorrenti facciano 996. Questo rende molto più facile braccare persone di talento quando decidono di averne abbastanza”.
Il 9-9-6 promette risultati rapidi, ma a caro prezzo. Tra burnout, fuga di talenti e produttività reale che spesso cala, la Silicon Valley rischia di trasformare la passione in ossessione. E di contagiare alla fine anche il mercato europeo.