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“Quasi 40 milioni di euro per la pubblicità su Google”: così Israele diffonde la sua propaganda su Gaza

Dal contratto milionario con Google alle campagne sui social: Israele investe nella propaganda digitale per negare la crisi umanitaria a Gaza e screditare ONU e voci critiche.
A cura di Elisabetta Rosso
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L'opinione pubblica per Israele è un problema enorme. Questo spiega i 45 milioni di dollari versati a Google. Secondo un report pubblicato da Drop Site News, a fine giugno il governo di Netanyahu ha firmato un accordo della durata di sei mesi per promuovere annunci mirati e manipolare la narrazione del genocidio a Gaza. L'accordo fa parte di una campagna strutturata che Fanpage.it segue da mesi. Israele, infatti, sta utilizzando strumenti propri della comunicazione commerciale per la sua propaganda.

L’analisi dei dati su Google Ads rivela una promozione pubblicitaria su larga scala. Israele sta sponsorizzando decine di annunci che hanno raggiunto migliaia di visualizzazioni. Ha promosso fake news sugli aiuti umanitari, arruolato influencer per negare il blocco di aiuti al confine e manipolato i risultati di ricerca su Google per screditare l'UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza ai rifugiati palestinesi, e Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati.

“Hasbara”: la propaganda israeliana che inonda Google, X e YouTube

Il contratto è stato stipulato con YouTube e con la piattaforma Google Display & Video 360. La campagna è stata targhettizzata come "hasbara". Il termine è usato per descrivere la strategia comunicativa con cui lo Stato di Israele promuove la propria immagine all’estero, cerca di giustificare le proprie azioni militari, diplomatiche e contrastare le critiche internazionali. Per questo, in ambito giornalistico e accademico, viene spesso tradotto come “pubbliche relazioni” oppure “propaganda”.

Oltre all'accordo semestrale da 45 milioni di dollari con Google, i documenti rivelano che il governo israeliano ha destinato circa 3 milioni di dollari a una campagna pubblicitaria su X. A ciò si aggiunge un investimento di circa 2,1 milioni di dollari a favore della piattaforma franco-israeliana Outbrain/Teads. Come dimostrano i report il governo israeliano sta investendo nella comunicazione digitale per modellare la percezione internazionale della crisi. Un’analisi pubblicata ad agosto dall’organizzazione di fact-checking araba Misbar ha definito le campagne come una “grande operazione di propaganda israeliana”, mirata a giustificare le azioni militari come necessarie alla sicurezza nazionale e dei paesi occidentali.

Israeli Government Advertising Agency: la macchina della disinformazione

Dietro, a manovrare la rete di sponsorizzazioni, c’è la Israeli Government Advertising Agency (IGAA), l'agenzia che opera come gruppo di comunicazione per il governo di Benjamin Netanyahu. Ha promosso su piattaforme come Instagram, Facebook, TikTok e YouTube, falsi telegiornali che annunciano attacchi di Hamas, distribuzioni di aiuti che non sono mai avvenute, e fake news sul conflitto. Israele aveva anche accusato l'Onu di bloccare gli aiuti umanitari a Gaza. Queste clip sono comparse anche nelle inserzioni pubblicitarie di video di influencer e content creator italiani. È il caso di Adrian Rednic, in arte Caleel.

Non solo, l'agenzia ha portato avanti anche campagne mirate per screditare i suoi nemici. È successo con Francesca Albanese e con l'UNRWA. È bastato pagare per far comparire in cima ai risultati di ricerca di Google pagine denigratorie che riportavano false accuse su Albanese e sull’ UNRWA. L'accordo da 45 milioni di dollari, quindi, è solo l'ultimo tassello di una campagna mediatica invasiva che strumentalizza le tecniche della comunicazione commerciale per manipolare l'opinione pubblica.

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