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Quasi 100 anni fa Guglielmo Marconi aveva previsto una cosa che ora usiamo tutti i giorni

Nato nel 1874, Guglielmo Marconi è la persona che ha fatto diventare la radio un sistema di comunicazione di massa. Oggi la figlia Elettra ha raccontato sulle pagine del Corriere della Sera quali erano le invezione a cui stava lavorando nei suoi ultimi anni di vita.
A cura di Valerio Berra
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Il 25 aprile del 2024 Guglielmo Marconi avrebbe compiuto 150 anni. Impossibile, anche per un genio come lui, riuscire a creare un elisir per vivere così tanto a lungo. Almeno con le tecnologie di cui disponeva all’epoca. Eppure i risultati delle sue ricerche sopravvivono ancora oggi, anche nello smartphone da cui quasi tutti voi state leggendo questo articolo. Lo ricorda sua figlia, Elettra: “La comunicazione senza fili ha cambiato la vita delle persone”.

Nobel per la fisica nel 1909, Marconi è stato l’uomo che ha permesso alla radio di funzionare. La figlia Maria Elettra è nata nel 1930 dal matrimonio, il secondo, con Maria Cristina Bezzi-Scali. A lungo ha vissuto sulla Elettra, la nave-laboratorio da cui Marconi lavorava ai suoi esperimenti. Oggi in un’intervista al Corriere della Sera firmata da Eugenio Murrali è proprio lei a raccontare cosa voleva dire avere come padre una delle menti più brillanti nate in Italia.

Come Marconi immaginava il futuro

Quando Elettra è nata, la radio era già una tecnologia molto diffusa. Sulle navi c’erano i marconisti, specializzati nel far funzionare gli apparecchi creati dal padre. Nel 1931 Marconi inaugura la Radio Vaticana, chiesta da Papa Pio XI. L’inventore italiano in quegli anni non stava perfezionando solo la radio ma pensava a nuove applicazione delle sue tecnologie.

“Stava creando il radar. Aveva costruito un apparecchio e posto due boe a distanza precisa perché l’Elettra, il nostro yacht, potesse entrare di prua. Chiamava me e mia madre per mettere delle lenzuola bianche intorno alla cabina del comandante, così che lo yacht procedesse alla cieca, con il solo ausilio della sua invenzione”.

Ma il passaggio che chiarisce quanto il suo sguardo fosse rivolto al futuro è un altro: “Nel 1931 inventò il primo radiotelefono per Papa Pio XI. Era ancora uno strumento ingombrante, ma diceva che sarebbe arrivato un momento in cui le persone, con “una scatoletta in tasca”, avrebbero potuto parlare con la fidanzata, la famiglia o con chi avessero voluto”.

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