Phica sotto accusa: scattano le prime denunce per diffamazione e violazione della privacy

In Procura a Milano sono state depositate circa dieci querele per diffamazione e violazione della privacy contro Phica.eu. La piattaforma dove per anni sono state caricate e commentate le immagini intime di donne. Foto condivide senza consenso, spesso scattate all'insaputa delle vittime. Le donne coinvolte sono state sessualizzate dalla community, che ha anche incoraggiato apertamente comportamenti criminali, compresa la violenza sessuale.
Il fascicolo è stato affidato al pubblico ministero Giovanni Tarzia, che segue la parte milanese dell’indagine. La Procura di Roma ha avviato invece un’inchiesta su Phica.eu. Tra i reati ipotizzati ci sono la diffusione non consensuale di materiale sessualmente esplicito, la diffamazione e persino l’estorsione. L'obiettivo è ricostruire la rete di gestione e individuare gli utenti coinvolti. E infatti, non solo chi gestiva il sito, ma anche chi ha caricato, condiviso o commentato le immagini rischia di essere chiamato a rispondere di reati anche gravi.
Quali reati hanno commesso gli utenti di Phica
Una volta individuati, gli utenti potrebbero essere accusati di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite. Il reato si configura quando qualcuno diffonde o rende pubbliche immagini o video a contenuto sessualmente esplicito di una persona senza averne ottenuto il consenso. Non è necessario che il materiale sia stato acquisito in modo illecito. La norma si applica anche se la donna ha inviato volontariamente al partner una foto di nudo e quest’ultimo l'ha condivisa con terzi. Non solo, quando la diffusione delle immagini è accompagnata da comportamenti come molestie ripetute, minacce o atti persecutori, la condotta può configurare il reato di stalking, punibile con una pena che può arrivare fino a sei anni di reclusione.
Su Phica circolavano anche immagini di minorenni. L’articolo 600-ter del Codice penale, che disciplina la pornografia minorile, stabilisce che la condivisione di foto di minori costituisce reato non solo quando il contenuto è esplicitamente sessuale, ma anche se l’immagine viene diffusa in un contesto che ne favorisce la sessualizzazione. C'è poi il trattamento illecito dei dati personali: non si tratta di un reato penale ma di un illecito amministrativo. Secondo le normative sulla privacy il volto è un dato personale che identifica in modo diretto e univoco una persona fisica; per questo motivo dovrebbe essere richiesto il consenso dell’interessato per poter diffondere qualsiasi immagine che lo ritragga.
Perché è fondamentale denunciare
Molte vittime hanno confermato a Fanpage.it che si erano già rivolte alle forze dell'ordine senza ottenere alcun risultato. Tra queste Martina Attili e Nicole Rossi. Altre hanno preferito mantenere l'anonimato per proteggere la loro privacy. "Quando ho provato a denunciare, cinque anni fa, mi avevano detto che non c’era abbastanza materiale per procedere. Anche se tra quelle immagini c’erano foto di me da minorenne, commentate in modo molto esplicito", ha spiegato Attili a Fanpage.it.
"A me invece dissero che i commenti non erano abbastanza espliciti per essere classificati come molestie", ha racontato Rossi. "Erano frasi borderline, che rimanevano tecnicamente legali. Mi spiegarono che potevo procedere solo per violazione di copyright, perché quelle immagini, anche se pubblicate online, rimanevano di mia proprietà".
Ora la chiusura del sito ha aperto un nuovo fronte. Mentre le indagini vanno avanti, le denunce delle vittime – pubbliche e private – saranno decisive per trasformare il caso in un processo contro la pornografia non consensuale.