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Perché un codice segreto di famiglia è una buona idea per fermare le truffe telefoniche

Le truffe telefoniche diventano sempre più sofisticate grazie all’IA, capace di clonare voci e simulare familiari in difficoltà. Per difendersi, gli esperti del Wall Street Journal consigliano di stabilire una parola d’ordine o una domanda segreta condivisa solo tra pochi intimi. Un semplice “codice di famiglia” che può smascherare in pochi secondi anche i raggiri meglio congegnati e a proteggere le persone più vulnerabili.
A cura di Niccolò De Rosa
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Con l'avvento dell'Intelligenza Artificiale, anche i truffatori si sono evoluti. I sistemi di clonazione vocale e i software di generazione realistica delle voci stanno rendendo sempre più difficili da individuare i tentativi di frode telefonica. Fingendosi operatori bancari, funzionari pubblici o, in molti casi, familiari in difficoltà, i malintenzionati ora possono riprodurre la voce di una persona cara con sorprendente accuratezza, clonandone i toni, le inflessioni e persino le esitazioni della parlata. Secondo la giornalista Julie Jargon del Wall Street Journal, c'è però una misura tanto semplice quanto efficace che potrebbe aiutare i cittadini – inclusi quelli meno avvezzi alla tecnologia – a proteggersi da simili raggiri hi-tech: dotarsi di una parola d'ordine, condivisa tra pochi intimi, in grado di smascherare in pochi secondi anche la truffa più subdola.

Il "codice di famiglia" per aumentare la sicurezza

Il principio dietro la strategia è molto intuitivo. Se riceviamo una chiamata da qualcuno che dice di essere un nostro caro in difficoltà, prima di credere alla voce è meglio chiedere la "parola segreta" conosciuta solo da chi fa parte della cerchia familiare più ristretta (meglio evitare di includere nel discorso anche cugini di quarto grado o parenti che si sentono solo per gli auguri di Natale). In questo modo, la parola d’ordine funziona come una piccola chiave di sicurezza: se chi chiama non sa pronunciarla o comincia a balbettare qualche risposta casuale, meglio riattaccare. Allo stesso modo, se un parente dovesse trovarsi davvero nei guai, può usarla immediatamente per farsi riconoscere.

Come scegliere (e custodire) la parola d'ordine

Poiché la parola di sicurezza deve essere facilmente mandata a memoria, non serve un codice complicato o una formula impronunciabile. Serve pertanto una parola facile da ricordare ma difficile da indovinare, tenendo sempre a mente che, come sottolinea Jargon, i criminali possono scoprire molto di noi facendo qualche semplice ricerca su Internet o spulciando i nostri profili social.  Quando postiamo una foto o un video, infatti,  senza volerlo spesso rendiamo pubbliche informazioni come la targa della nostra auto, il nome del gatto o l'indirizzo di casa: tutti elementi che possono essere sfruttati dai truffatori per spacciarsi per amici o parenti  (motivo per cui, soprattutto quando si parla di bambini, non bisognerebbe mai condividere immagini che includano troppi elementi identificativi). Meglio quindi evitare parole troppo prevedibili e scegliere qualcosa di intimo e privato, come la prima parola pronunciata da un figlio o una battuta che solo un parente stretto potrebbe capire.

Una volta scelta, la parola d'ordine va però protetta con attenzione. Chi teme di dimenticarla può salvarla in un app di gestione delle password o annotarla su un foglio, purché resti lontano da occhi indiscreti. Non va certamente appesa sul frigorifero, ammonisce Jargon, né in ogni altro punto della casa dove potrebbe vederla chiunque. Anche la condivisione richiede cautela e la parola dovrebbe essere sempre comunicata di persona o al telefono, mai via messaggio o e-mail.

Piano B: la domanda segreta

Se l'idea della "password familiare" risulta scomoda per la necessità di mantenerla sempre a memoria, si può optare anche per una variante dove la parola in codice viene sostituita da una domanda segreta alla quale solo figli, genitori, nonni, zii o cugini più stretti saprebbero rispondere. Vince Martino, un esperto di frodi citato dal Wall Street Journal, suggerisce di usare domande legate a ricordi comuni come il nome dell'albergo scelto per una specifica vacanza di famiglia o un episodio memorabile avvenuto durante qualche ricorrenza. In caso di dubbi – il truffatore potrebbe anche indovinare una risposta poco approfondita – è consigliabile avere anche una domanda di riserva.

Quando non funziona e gli errori da evitare

Naturalmente, questo sistema non è universale. Le persone anziane o chi soffre di disturbi cognitivi, come la demenza, potrebbero non ricordare la parola o non pensare di usarla. In questi casi è meglio adottare altre precauzioni come il blocco automatico dei numeri sconosciuti o l'adozione di un profilo privato sui social (che impedisce a chi non è "amico" di visualizzare i contenuti condivisi). Inoltre è sempre bene "addestrare" i familiari meno avvezzi a certe dinamiche sui pericoli delle nuove truffe. Se per esempio qualcuno ci contatta dicendo di essere un parente che ha urgente bisogno di aiuto, prima di agire è buona abitudine inviare un messaggio o chiamare direttamente il familiare che afferma di trovarsi in pericolo per verificare la situazione.

Il codice di famiglia deve poi rimanere lo stesso nel tempo. Cambiarlo troppo di frequente rischia di creare confusione, specialmente tra gli anziani o i più piccoli. Una modifica è necessaria solo se qualcuno esterno lo viene a sapere, o se cambia la composizione familiare (dopo un lutto, una nascita o un divorzio). In caso contrario, vale la regola della costanza.

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