Per accedere ai siti porno non servirà lo Spid: quali sono davvero le nuove linee guida

Dal 12 novembre Pornhub e altri 47 siti pornografici non saranno più liberamente accessibili dall'Italia. La decisione è stata comunicata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), che ha pubblicato l'elenco completo dei portali per adulti obbligati a introdurre un sistema di verifica dell'età. Una misura destinata a far discutere, ma che secondo i promotori offrirà maggiori tutele ai minori garantendo – almeno in teoria – la garanzia dell’anonimato per chi ha più di diciotto anni. Resta ancora da chiarire nei dettagli come funzionerà l'autenticazione, ma, contrariamente alle voci che stanno circolando, un punto appare già certo: non verrà richiesto lo Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale che oggi permette ai cittadini l'accesso alle funzioni online della Pubblica Amministrazione.
A spiegarlo a Fanpage.it è Massimiliano Capitanio (51), commissario Agcom che ci ha illustrato modalità e scopi della nuova misuta. "Le motivazioni – spiega Capitanio – sono contenute nel regolamento europeo sul Digital Services Act del 2022 (criticato in passato dalla Lega, ndr) e nel decreto Caivano, che impongono la protezione dei minori e restrizioni all'accesso ai siti per adulti". L'iniziativa si inserisce nel più ampio quadro di azioni già avviate dall'Agcom, che comprende le linee guida per il parental control sui cellulari, il codice per gli influencer e il patentino digitale destinato alle scuole. Per Capitanio però che la nuova norma non avrà nulla a che fare con un controllo degli adulti: "Si tratta di una tutela dei minori, non di una sorveglianza sugli utenti maggiorenni"
Perché lo Spid non verrà usato come sistema di autenticazione
Il sistema non passerà quindi dallo Spid, che, chiarisce il commissario, "Può essere usato solo per i servizi della Pubblica Amministrazione e non verrà mai utilizzato per questo tipo di procedure". Il modello su cui Agcom sta lavorando insieme al Dipartimento per la trasformazione digitale e a PagoPA si baserà invece su un'applicazione dedicata, conforme alle linee guida europee e alla normativa sulla privacy. L'app, che dovrebbe essere disponibile entro la fine dell'anno, permetterà di generare un token anonimo per accedere ai siti per adulti.
Il principio chiave sarà dunque quello del "doppio anonimato": l’ente che riceverà i dati dell'utente per verificare l'età non saprà a quale sito verrà poi indirizzato, mentre il portale pornografico riceverà soltanto un codice che certifica la maggiore età, senza conoscere alcun dato personale. Il sistema sarà tracciabile e open source, quindi verificabile pubblicamente.

In futuro, l'applicazione di verifica dell'età potrebbe confluire nell'IT Wallet – il portafoglio digitale che ospita anche altri documenti ufficiali – ma senza condivisione di informazioni sensibili. Certo, per accedere al Wallet potrebbe essere richiesta la Carta d'identità Eettronica (CIE) o lo Spid, ma l'applicazione per la verifica dell'età non avrà accesso ai dati contenuti in quei sistemi, come ha precisato lo stesso Capitanio.
Il rischio delle "scappatoie"
Resta aperta la questione dei canali alternativi, Telegram o altri siti poco sicuri non presenti nell'elenco redatto da Agcom, dove i più giovani potrebbero cercare di aggirare le restrizioni. Di fronte a questa prospettiva, Capitanio non nega il rischio, ma lo ridimensiona: "Chi vuole avventurarsi alla ricerca di contenuti pericolosi, purtroppo ha strumenti infiniti. I dati che abbiamo mostrano però che i principali pericoli per i minori oggi sono altri: le app di anonimizzazione, il gioco d'azzardo e solo in terza battuta i contenuti pornografici". La misura, conclude il commissario, va quindi letta nel quadro delle direttive europee e nazionali: "Non è una scelta discrezionale dell'Agcom, ma l'attuazione di norme che chiedono di proteggere i minori. Il nostro compito è rendere questa protezione compatibile con la massima tutela della privacy degli adulti".