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Panama Playlist: trapelate le canzoni ascoltate dai potenti su Spotify (non tutti hanno buon gusto)

Il caso Panama Playlists evidenzia un punto debole di Spotify: non esiste un vero “profilo privato”. Anche se un utente imposta tutte le opzioni di privacy disponibili, il nome del profilo, la foto e le playlist pubbliche restano comunque visibili.
A cura di Elisabetta Rosso
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Che musica ascolta Sam Altman mentre lavora? E il vicepresidente JD Vance quando cucina? Ora lo sappiamo. È comparso infatti un sito chiamato Panama Playlists, che cataloga — senza autorizzazione — le abitudini musicali (pubbliche) di decine di personaggi noti: politici, CEO, giornalisti e influencer del mondo tech.

É una sorta di "Spotify Leaks". Il nome "Panama Playlists" , infatti, è un evidente richiamo ironico ai "Panama Papers", la fuga di documenti riservati del 2016 che rivelò i paradisi fiscali usati da politici, celebrità e imprenditori di tutto il mondo. In quel caso si trattava di scandali finanziari e conti offshore, qui, invece, il “segreto svelato” sino le playlist personali e pubbliche su Spotify.

Playlist VIP: tra Backstreet Boys e Dire Straits

Nell’elenco compaiono nomi come Sam Altman (OpenAI), Mike Johnson (Speaker della Camera USA), Pam Bondi (ex Attorney General), il conduttore Seth Meyers, ma anche giornalisti come Taylor Lorenz del Washington Post e Kara Swisher, storica firma tech americana.

Lorenz ha confermato che la sua playlist è autentica (contiene Take a Bow di Rihanna e Romeo and Juliet dei Dire Straits), mentre il portavoce di JD Vance non ha commentato la sua compilation, stando ai dati pubblicati nella sua palylist chiamata Making Dinner ci sarebbe anche I Want It That Way dei Backstreet Boys.

Swisher, invece, ha detto che la playlist a lei attribuita — chiamata "My Peloton Music" con brani come Savage di Megan Thee Stallion — non è sua. Secondo lei, potrebbe essere musica riprodotta dalla bicicletta da palestra che condivide con sua moglie.

Come funziona il sito (e perché è possibile)

Il sito Panama Playlists funziona perché Spotify rende pubblici per impostazione predefinita profili e playlist degli utenti. Se non si interviene manualmente sulle impostazioni di privacy, chiunque può trovare e sfogliare la libreria musicale di un altro utente — soprattutto se quell’account è legato a un nome reale.

In alcuni casi, i dati pubblicati sembrano andare oltre ciò che normalmente è visibile su Spotify. Per esempio, per Al Roker, celebre volto della NBC, il sito indica addirittura quante volte avrebbe ascoltato Philadelphia Freedom di Elton John. Un’informazione che la piattaforma non rende pubblica. Questo fa pensare che chi ha realizzato il sito possa aver monitorato in tempo reale le sue attività di ascolto per diversi giorni consecutivi.

Non è chiaro chi gestisca il sito, e alcuni dettagli sembrano provenire da metodi non convenzionali — difficili da ottenere con una semplice ricerca profilo. Tuttavia, almeno per ora, non emergono violazioni legali: tutte le informazioni raccolte risultano tecnicamente pubbliche e semplicemente aggregate in un unico luogo. 

Privacy? Molto relativa

Il caso Panama Playlists evidenzia un punto debole di Spotify: non esiste un vero "profilo privato". Anche se un utente imposta tutte le opzioni di privacy disponibili, il nome del profilo, la foto e le playlist pubbliche restano comunque visibili — e ogni playlist va resa privata manualmente, una per una.

Le Panama Playlist è quindi promemoria: le piattaforme digitali spesso danno per scontata la nostra volontà di condividere tutto, anche i gusti musicali più imbarazzanti.

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