“Paghiamo per i tuoi vestiti usati”: come funziona la truffa della falsa beneficenza a Natale

Tutto inizia con un annuncio su Facebook: "Hai vestiti, mobili o articoli usati in casa? Non lasciare che occupino spazio! Paghiamo fino a 15€/3KG!". Per avviare il processo basta inviare un messaggio su WhatsApp "contattaci per il ritiro gratuito e il pagamento immediato", spiega il post. Chi scrive, però, cade nella trappola. Non c'è nessun ente di beneficenza, il messaggio è l'esca per sottrarre dati personali e coordinate bancarie.
Abbiamo esaminato decine di post e profili su Facebook. Il copione è sempre lo stesso. Gli utenti, attratti dalla promessa di un compenso immediato, vengono invitati a contattare il “responsabile”, prima di confermare il ritiro è necessario fornire nome, indirizzo, numero di telefono e IBAN. Queste informazioni possono poi essere utilizzate per sottrarre denaro, creare profili falsi, o rivenderle nel mercato nero dei dati.

Come funziona la truffa degli abiti usati
Su Facebook abbiamo trovato diverse pagine che seguono lo stesso schema. Tutte promettono il ritiro gratuito di abiti e un pagamento immediato. I post hanno accumulato centinaia di like, creando un effetto di legittimità che spinge gli utenti a fidarsi. "Li ho contattati e ho dato i miei dati ma non è arrivato nulla", ha raccontato un utente. "Anche io ho inviato tutto, ma una volta forniti i dati sono spariti", ha aggiunto un altro.
Il caso rientra nella categoria delle charity fraud, ovvero truffe legate alla beneficenza, dove l’elemento solidale diventa uno strumento per abbassare la guardia delle vittime. Il denaro promesso non è reale: serve solo a convincere le persone a fornire informazioni sensibili. Il periodo natalizio è diventato il momento ideale per queste frodi. I truffatori sfruttano infatti l’atmosfera di solidarietà per provuovere false iniziative di beneficenza.

Come difendersi dalla truffa
Per difendersi da questo tipo di truffe è fondamentale verificare con attenzione l’identità dell’organizzazione, cercando il nome sui motori di ricerca o sui siti istituzionali, le associazioni offrono sempre riferimenti chiari e facilmente verificabili. Non solo, la regola d'oro è non fornire mai dati bancari o altre informazioni personali tramite piattaforme social o messaggi privati, sono proprio questi i canali più sfruttati dai truffatori.
Occorre inoltre diffidare di chi promette pagamenti o compensi in cambio della donazione di vestiti: le organizzazioni benefiche raccolgono i beni a titolo gratuito e li utilizzano per finanziare progetti solidali, senza offrire denaro a chi dona.
