Ora esiste un sito in cui puoi leggere tutte le mail di Jeffrey Epstein: dentro il caso Jmail

Negli ultimi giorni, il Comitato per il Controllo e le Riforme della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha reso pubblici oltre 20.000 documenti provenienti dal patrimonio di Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per abusi sessuali su minori. Tra questi ci sono decine di migliaia di mail – e alcuni messaggi di testo – scambiati con Ghislaine Maxwell, Steve Bannon, il giornalista Michael Wolff. In molti di questi scambi compare anche il nome di Donald Trump e di Larry Summers, già presidente dell’Università di Harvard e membro del consiglio di amministrazione di OpenAI.
Le rivelazioni hanno portato a nuove verifiche giornalistiche e a ulteriori indagini, ed è in questo scenario che nasce un progetto provocatorio: Jmail. All'apparenza sembra una pagina del servizio di posta elettronica Gmail, dentro, però, ci sono solo le mail estratte dai file Epstein.
Cosa sappiamo sul caso Jmail
L’iniziativa è firmata da Luke Igel e Riley Walz, due sviluppatori già noti per progetti sperimentali e satirici. Hanno raccontato di aver realizzato il progetto in poche ore. “È incredibile basta una piccola idea e un po’ di software per rendere più comprensibile ciò che altrimenti rimarrebbe un enorme groviglio.”
Per realizzare Jmail Igel e Walz hanno utilizzato Google Gemini AI, sistema di intelligenza artificiale capace di eseguire il cosiddetto OCR (Optical Character Recognition), ovvero il riconoscimento ottico dei caratteri. Questa tecnologia converte i PDF scannerizzati – spesso di bassa qualità e difficili da leggere – in testo. Il risultato è un archivio consultabile come una normale casella email.
Ricerca per parole chiave e verifica incrociata
Uno degli aspetti più rilevanti di Jmail è la possibilità di effettuare ricerche dirette all’interno delle email. Inserendo parole come “Trump” o il nome di personaggi pubblici, l’utente può visualizzare immediatamente le conversazioni in cui queste parole chiave compaiono.
Il sistema include inoltre un collegamento diretto ai documenti originali ospitati sui server governativi statunitensi, consentendo un confronto tra la versione riformattata e la fonte ufficiale.
Jmail, tra trasparenza digitale e nuove responsabilità civiche
Il caso Jmail rappresenta un esempio emblematico di come la tecnologia possa trasformare una mole di dati complessi in uno strumento di comprensione pubblica. Sebbene sollevi interrogativi etici – legati alla spettacolarizzazione e alla sensibilità delle informazioni – il progetto mostra il potenziale dell’intelligenza artificiale nell’ambito dell’accesso civico ai documenti.
Come ha spiegato Igel. "Quelle email erano davvero difficili da leggere. Gran parte dell’impatto emotivo si sarebbe colto solo vedendo vere schermate della casella di posta originale, ma ciò che ci si trovava davanti erano PDF di pessima qualità, scannerizzati male. Per rendersi conto che si trattava davvero di email autentiche, bisognava fare uno sforzo di immaginazione in più."
Jmail infatti non vuole essere un semplice esperimento digitale: è una provocazione civile, una critica alla difficoltà di accesso ai documenti declassificati e un invito all’uso creativo della tecnologia per favorire la trasparenza.