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Nessun piano B: la supremazia spaziale di Elon Musk è diventata un problema per gli Stati Uniti

Il miliardario ha minacciato di bloccare i voli verso la Stazione Spaziale, ora la Nasa e il Pentagono stanno cercando alternative a Space X, trovarle non sarà così semplice.
A cura di Elisabetta Rosso
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La spettacolare faida pubblica tra Elon Musk e Donald Trump ha messo a nudo il grande problema del denaro non regolamentato che finanzia la politica. Negli Usa i miliardari hanno spesso cercato di influenzare il governo investendo denaro per ottenere ciò che vogliono. Pochi però sono stati espliciti e rumorosi come Musk. Non a caso la prima accusa lanciata al presidente è stata: "Senza di me, avrebbe perso le elezioni". Ma il problema è decisamente più ampio. E infatti l'ultimo fronte di scontro è stato SpaceX.

Non è solo l’azienda aerospaziale di Elon Musk: al momento, SpaceX rappresenta di fatto l’unica alternativa valida per gli Stati Uniti per raggiungere lo spazio. Trasporta persone e merci verso la Stazione Spaziale internazionale e lancia satelliti per il Pentagono e per le agenzie di intelligence. Non solo, i suoi concorrenti, pensiamo a BlueOrigin di Jeff Bezos, non sono stati al passo, lasciando il dominio di SpaceX pressoché incontrastato e il governo con poche opzioni. Nonostante tutti questi presupposti i funzionari della Nasa e del Pentagono, dopo lo scontro Musk-Trump, stanno cercando delle alternative. 

L'embargo spaziale di Elon Musk

Il primo a lanciare il sasso è stato Donald Trump. Il presidente ha minacciato di annullare i contratti governativi di Musk. Il miliardario allora ha risposto facendo sulla sua navicella spaziale Dragon di SpaceX, ha minacciato infatti di interrompere il collegamento tra la Terra e la Stazione Spaziale Internazionale. La minaccia è stata ritirata, eppure Musk ha messo nero su bianco la dipendenza del governo americano dalla sua azienda.  

Dipendenza che ha allarmato la Nasa e il Pentagono. Come ha spiegato Todd Harrison, analista della difesa presso l'American Enterprise Institute, siamo di fronte a un embargo per la stazione spaziale. "Musk in altre parole ha detto che avrebbe isolato la NASA dal suo laboratorio spaziale".

Non stupisce quindi che nell'ultima settimana tre aziende spaziali private – Rocket Lab, Stoke Space e Blue Origin – siano state contattate da funzionari governativi per raccogliere informazioni sulla disponibilità dei loro razzi per eventuali missioni istituzionali, come ha riportato il Washington Post.

La Nasa ha anche incontrato i dirigenti di Sierra Space, azienda impegnata nello sviluppo del veicolo spaziale Dream Chaser. “Sierra Space è pronta a garantire un supporto costante alla ISS”, ha dichiarato al Post Fatih Ozmen, CEO dell’azienda. “La NASA ci ha espresso l’intenzione di diversificare i fornitori, evitando dipendenze da un’unica azienda.”

La portavoce dell'Agenzia spaziale Bethany Stevens non si è schierata: "La Nasa continuerà a realizzare la visione del Presidente per il futuro dello Spazio. Continueremo a collaborare con i nostri partner industriali per garantire che gli obiettivi del Presidente nello spazio vengano raggiunti".

Ma il governo può davvero fare a meno di SpaceX?

Al di là delle chiamate alle aziende concorrenti e i piani B da far diventare A in breve tempo, al momento il governo è vincolato a Space X. E non solo perché è di fatto l'unica alternativa. Secondo quanto riportato dalla CNN, gli Stati Uniti hanno affidato a SpaceX contratti per un valore complessivo di 4 miliardi di dollari per le missioni lunari. SpaceX deve poi seguire lo smaltimento della Stazione Spaziale Internazionale, gestisce anche la maggior parte dei lanci dei satelliti spia statunitensi. 

Eppure anche Elon Musk è vulnerabile. Trump potrebbe infatti usare le leve del governo per vendicarsi. Un'analisi del Washington Post ha scoperto che il miliardario e le sue aziende hanno ricevuto almeno 38 miliardi di dollari in appalti governativi, prestiti, sussidi e crediti d'imposta nel corso degli anni.

Secondo Bloomberg, la faida pubblica ha cancellato 34 miliardi di dollari dal patrimonio netto personale di Musk. É la seconda perdita più grande nella storia del Bloomberg Billionaires Index, la classifica delle 500 persone più ricche del mondo.

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