Nel 2026 l’IA potrebbe davvero rubarti il lavoro: la nuova profezia di Hinton

Da tempo cerchiamo di mettere scadenze all'arrivo dell‘apocalisse dell'intelligenza artificiale che spazzerà via milioni di posti di lavoro. Ora, come sempre, è molto probabile che il processo sarà graduale, eppure ci sono dei punti di non ritorno e, secondo Geoffrey Hinton, il 2026 è un di questi. Hinton è un informatico britannico-canadese, pioniere delle reti neurali e Premio Nobel per la fisica 2024. Negli ultimi anni è stato ribattezzato padrino dell'IA e i suoi pronostici sono diventati una cartina per orientarsi in un mondo dove l'IA è entrata a gamba tesa.
Secondo Hinton nel 2026 il mondo lavoro potrebbe non essere più lo stesso. "L'IA è già in grado di sostituire diverse professioni, ma nel prossimo futuro se ne aggiungeranno molte altre visto che sono migliorate molto velocemente le capacità di ragionamento", ha spiegato alla Cnn.
Le previsioni di Hinton si inseriscono in un quadro economico più ampio. Diversi economisti parlano già di un possibile “jobless boom” nel 2026: una fase di crescita economica sostenuta dall’aumento della produttività, ma senza un corrispondente incremento dell’occupazione. Le imprese, grazie all’IA, riescono a produrre di più con meno personale.
Il sorpasso dell’IA: dalle mansioni ripetitive al lavoro intellettuale
Alcuni ambiti sono già stati profondamente trasformati: i call center, per esempio, fanno sempre più affidamento su chatbot avanzati e assistenti vocali basati su modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), capaci di gestire richieste complesse senza intervento umano. Ma il vero punto di svolta, secondo Hinton, riguarda il lavoro intellettuale qualificato. Le professioni impiegatizie, spesso considerate al riparo dall’automazione, sono oggi tra le più esposte.
"Ogni sette mesi circa l’IA riesce a svolgere compiti che richiedono il doppio del tempo rispetto a prima", ha spiegato Hinton. In ambito software, questo significa essere passati da semplici frammenti di codice scritti in pochi minuti a progetti completi. Il prossimo passo, sostiene, saranno progetti di ingegneria del software che richiederanno mesi di lavoro umano, con una drastica riduzione del numero di programmatori necessari.
Dall’industria alle scrivanie: l'impatto dell'IA
Hinton paragona lo sviluppo dell'IA alla Rivoluzione industriale. Così come le macchine hanno reso la forza fisica umana marginale nella maggior parte delle attività produttive, l’intelligenza artificiale rischia di ridimensionare il valore del lavoro basato sull’intelletto. Non si tratta solo di velocità di calcolo, ma di capacità di ragionamento, sintesi e pianificazione, ambiti in cui i modelli più avanzati stanno mostrando progressi sorprendenti.
"Sta andando più veloce del previsto, e sono più inquieto rispetto al passato". A preoccupare sono alcune caratteristiche emergenti dei sistemi di IA, come la capacità di ingannare o manipolare gli interlocutori. In scenari estremi, ha ipotizzato Hinton, un’IA sufficientemente avanzata potrebbe persino elaborare strategie per evitare di essere disattivata, qualora percepisse una minaccia alla propria esistenza operativa. Un tema che richiama il dibattito, sempre più acceso, sulla sicurezza dell’IA.
Non solo tagli: come cambia la domanda di lavoro
Il quadro non è solo negativo. Alcune analisi suggeriscono che l’IA potrebbe anche stimolare nuove assunzioni, seppur con profili diversi. Un’indagine pubblicata nel 2024 dalla società di consulenza Teneo, basata su un sondaggio condotto tra ottobre e novembre su oltre 350 CEO di aziende quotate con ricavi superiori al miliardo di dollari, mostra che il 67% dei dirigenti si aspetta un aumento delle assunzioni per posizioni entry-level proprio nel 2026. Inoltre, il 58% prevede di rafforzare i livelli di leadership senior.
Il motivo è chiaro: mentre molte mansioni ripetitive vengono automatizzate, crescono le esigenze di figure capaci di progettare, supervisionare e integrare sistemi di IA. Ingegneri, specialisti in machine learning, esperti di dati e ruoli ibridi tra tecnologia e management sono sempre più richiesti. Allo stesso tempo, molte professioni esistenti vengono ripensate, con una redistribuzione delle attività tra uomo e macchina.
Come ha sintetizzato Ryan Cox, responsabile globale dell’IA di Teneo, "non è che l’intelligenza artificiale stia cancellando oggi la forza lavoro: la sta trasformando". Il problema, semmai, sarà gestire la transizione. Perché se il 2026 segnerà davvero l’inizio di una nuova era del lavoro, la sfida non sarà fermare l’IA, ma adattare competenze, formazione e politiche sociali a un cambiamento che appare ormai inevitabile.